L’analfabetismo iconografico

Se l’Intelligenza artificiale ci svela nuove deficienze naturali

Se non fosse drammaticamente inquietante, sarebbe grottescamente divertente: il popolo di Facebook (che poi è lo stesso che abita questa sciagurata nostra Nazione) è convinto che in Giappone crescano degli alberi di mirtillo giganti. Questo il fatto. Stavo scorrendo, come di consueto, la mia bacheca, quando una delle tante immagini scenografiche che circolano sui social cattura la mia attenzione: un viale alberato completamente ricoperto da una monumentale volta di fittissimi fiori bianchi in mezzo a due ali di prato verdissimo. La descrizione (se la chiamo “caption” fa più figo, lo so!) riportava: “La fioritura dei mirtilli in Giappone”. Più per casualità che per curiosità leggo anche il numero dei like: oltre 79.300!

A questo punto, impressionato dal numero di reazioni e dalla didascalia fantascientifica, decido di leggerne i commenti: una valanga di “wow”, “che meraviglia”, “la natura è incredibile”, “ah che spettacolo” e cosí via, in un tragicomico susseguirsi di elogi alla “natura” e alla sua ineguagliabile grandiosità. Non mancavano naturalmente commenti inneggianti alle meraviglie del Giappone e al fatto che i giapponesi siano migliori degli italiani, perché curano di più i loro giardini e i loro parchi.

Al cinquantesimo commento del genere vengo assalito da un profondo senso di disagio, un misto tra incredulità e nervosismo: possibile che nessuna di quelle migliaia di persone abbia capito che quell’immagine fosse “finta”, un semplice prodotto di Photoshop o di qualche Intelligenza artificiale? Inizio così a fare quello che i colleghi giornalisti chiamano in gergo (orrido) tecnico fact-checking, cioè, in italica lingua, la verifica dei fatti, delle fonti e/o delle notizie. Scarico dunque l’immagine e faccio una semplice ricerca con Google Lens. Vengo così a scoprire che quel viale alberato gira in rete almeno dal 2020 (e ciò esclude probabilmente la creazione tramite Ai) e, di volta in volta, i mirtilli del Giappone sono diventati prima fiori di ciliegio e poi fiori di viburno (con tanto di nomenclatura latina: viburnum plicatum) ma scopro anche che il viale alberato si è trasferito di tanto in tanto dal Giappone alla Cina.

Inutile dire che, da bravo giornalista appassionato di botanica, ho fatto una ricerca anche sul viburnum plicatum e, ovviamente, non ha nulla a che fare con quegli alberi, trattandosi (il viburno) di un arbusto dal portamento notoriamente cespuglioso. Insomma, la mia idea iniziale è stata confermata: quelle migliaia di persone non avevano capito assolutamente nulla. Addirittura, l’immagine è stata ri-condivisa da agenzie di viaggio desiderose di far conoscere a noi comuni mortali la meravigliosa fioritura dei mirtilli giapponesi, che nulla ha da invidiare alla più banale e nota fioritura dei ciliegi. Tutto inventato, tutto inesistente, tutto finto.

Ma loro non lo sanno! E, cosa ancora più grave, non si pongono nemmeno il problema. Ebbene sì, dopo l’analfabetismo funzionale legato alla comprensione dei testi, adesso stiamo scoprendo che esiste anche un analfabetismo funzionale legato alle immagini, un analfabetismo iconografico: l’incapacità di analizzare, decodificare e comprendere anche la più semplice delle immagini. La totale incapacità di capire la veridicità di un’immagine o, quantomeno, di porsi delle semplici domande: possono i mirtilli essere così grandi? E possono i mirtilli fare così tanti fiori? Oggi scopriamo che la battuta “se vuoi ti faccio un disegnino!” potrebbe non essere più pertinente, dal momento che anche i “disegnini” non vengono capiti dalla maggioranza delle persone.

Di certo, l’abilità sempre maggiore nel creare immagini da parte delle Intelligenze artificiali non aiuta nel discernimento, ma l’analfabetismo iconografico è una delle più grandi sfide sociali che abbiamo di fronte e che non possiamo ignorare. Perché se Vongola87 non capisce che quel viale alberato di mirtilli giapponesi è palesemente finto (o quantomeno fortemente ritoccato), come speriamo che comprenda le eventuali immagini prodotte con le Intelligenze artificiali associate a notizie, false o vere che siano, o create appositamente per screditare politici e personaggi famosi o, addirittura, per fomentare le guerre? Ricordiamo, tra tutte, le immagini generate dall’Ai relative al conflitto tra Israele e Hamas vendute da Adobe Stock e che hanno cominciato a circolare sul web senza l’etichetta “generata dall’Ai”. Come possiamo quindi spiegare ai vari Vongola87 che hanno studiato all’università di Facebook la complessità della realtà e che non basta più leggere una didascalia per considerarsi informati sui fatti? Come possiamo spiegare a Vongola87 come fare il discernimento delle informazioni che riceve? Come possiamo insegnare a capire la distinzione tra un’immagine reale e una inventata a chi non sa nemmeno com’è fatta una pianta di mirtillo?

Il problema non è puramente accademico, sia ben chiaro. Vongola87 si crea un’immagine del mondo, e quindi una propria idea, a partire dalle immagini che continuamente scorrono sotto i suoi occhi. Senza nessuna capacità critica e nessuno strumento cognitivo che possano permettergli di distinguere il vero dal falso, Vongola87 è destinato a vivere in una costruzione mentale più vicina alla fantasia che alla realtà, con tutte le conseguenze politiche, sociali, culturali ed economiche che da essa conseguono. Eppure a volte, lo ammetto, invidio Vongola87: quanto sarebbe più facile vivere in un mondo dove Bill Gates impianta microchip di nascosto, il Papa ha le riserve d’oro più grandi del mondo e in Giappone crescono alberi di mirtillo grandi come baobab!

Aggiornato il 09 maggio 2024 alle ore 10:45