L’incubo di Ferrara

Ancora una volta appare evidente come alle amministrazioni di Sinistra, in Italia, del nostro immenso e senza pari patrimonio storico e artistico, non sia mai importato molto, preferendo spesso devastarlo, apportando in esso discutibili modifiche non necessarie. Dopo la teca dell’Ara Pacis a Roma, ancor peggio è ciò che si vuol fare a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, uno dei più splendidi esempi di architettura rinascimentale nel nostro Paese.

Se all’estero questo tipo di operazioni reca la dicitura di “architettura parassita” qualcosa vorrà pur dire e sebbene fuori dall’Italia questo uso sia estremamente frequente, ciò non significa che esso sia corretto e dunque debba essere un esempio da seguire. L’abominio architettonico che si vuole installare presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara grida vendetta al cospetto di Dio e della Bellezza, all’”addizione erculea” si vuole aggiungere ora una “devastazione erculea”. Con questa proposta che rasenta la follia, indice ormai del degrado e del disinteresse raggiunto in Italia nei confronti del Bello e del suo patrimonio artistico culturale, distrutto da decenni di insipiente gestione della Sinistra e troppo spesso dimenticato dalla Destra, abbiamo ormai forse raggiunto uno dei più bassi punti dell’agire urbanistico. Esistono creazioni dell’Uomo che sono e restano compiutamente perfette, alle quali nulla va né aggiunto né tolto: palazzi, dipinti, sculture, testi e musiche; non si modifica ciò che è nato completo e armonico.

Palazzo dei Diamanti a Ferrara, “città del silenzio”, spesso dimenticata dai grandi circuiti turistici, come la meravigliosa Mantova a lei vicina, rappresenta uno dei più sublimi vertici dell’architettura palatina del Rinascimento, non può subire una simile oltraggiosa violenza che, tra l’altro, insulterebbe quella “Civiltà Italiana” che campeggia a caratteri cubitali sul frontone dell’omonimo palazzo dell’Eur a Roma e ci ricorda imperitura il genio e la meraviglia d’Italia.

È la folle arroganza, l’hybris dell’architettura contemporanea, ammorbata di autoreferenzialismo, nella quale l’ego predomina sul concetto superiore del Bello e dell’Armonia, a vantaggio di utilità inesistenti e di ancor più stantie e reiterate “fruizioni”. Invece di aggiungere un padiglione postmoderno transavanguardista, che nulla ha a che vedere con il decoro rinascimentale del palazzo, perché non si sia pensato di utilizzare per gli scopi prefissati uno dei molti edifici di pregio presenti nelle vicinanze, resta un vero mistero.

Leggenda ariostesca vuol che in quel bugnato sia celato un vero e proprio diamante, simbolo d’eternità e d’incorruttibilità, invece oggi si cerca di “riqualificare” un luogo che ha già, per secoli, qualificato un mondo fatto di sogni e meraviglie, d’ippogrifi e nebbie silenti. Le amministrazioni sinistre solitamente non hanno in simpatia l’aulico passato del nostro Paese, è cosa nota, intimorite da tanta magnificente grandezza, ma a Destra si tace, troppe volte in maniera forse ancor più colpevole, memori di una frase discutibile come “con la cultura non si mangia”.

Aggiornato il 14 gennaio 2019 alle ore 12:11