“I due Menecmi”, applausi ad Altomonte

mercoledì 7 agosto 2019


Sul palcoscenico dell’anfiteatro di Altomonte, in provincia di Cosenza, collocato nel cuore del centro storico, ieri è stata rappresentata una della commedie più celebri di Plauto, “I due Menecmi”, per la regia di Cristiano Roccamo ed a cura del Teatro Europeo Plautino. Lo spettacolo è stato inserito nel cartellone dellAltomonte Festival Euromediterraneo. Ad interpretare i due Menecmi, in uno spettacolo emozionante e fedele al testo della commedia, è stato uno dei grandi attori del nostro Paese, Massimo Venturiello, capace con grande intensità di dare forma ai due gemelli inventati da Plauto con una mimica ed una recitazione di grande naturalezza.

All’inizio dello spettacolo, durante la prima parte della messa in scena, un attore nel prologo ha sintetizzato con concisione e precisione i temi e la trama della commedia. La vicenda è ambientata ad Epidamno, situata in Epiro. Un ricco mercante di Siracusa aveva avuto due gemelli, a cui aveva dato i nomi di Menecmo e di Sosicle. Con il figlio Menecmo I, il mercante era partito per un viaggio di affari dalla città di Siracusa. Approdati insieme ad Epidamno, il figlio, attratto dalla bellezza della città, si era allontanato dal padre, smarrendosi. Il padre, sopraffatto dal dolore, supponendo che suo figlio fosse scomparso per sempre, muore. Il nonno, ritenendo oramai perduto per sempre Menecmo I, decide di cambiare il nome del secondo nipote, che da Sosicle diventa Menecmo, assumendo in tal modo l’identità del fratello, che si è dissolto nel nulla.
In realtà, Menecmo I, e nello spettacolo questa complessa vicenda è rappresentata con estrema chiarezza, è vivo, si trova ad Epidamno, dove si è sposato e vive in condizioni di grande agiatezza. Infatti, stanco di sua moglie, Menecmo I, grazie all’aiuto del suo schiavo, di nome Spazzola, conosce una giovane e avvenente donna, di nome Erozia, da cui è attratto e a cui concede ed elargisce denaro e altri doni. Nello spettacolo, che mantiene la famosa unità di tempo e spazio teorizzata da Aristotele nell’arte Poetica, compare a bordo di una nave Menecmo II, diretto con il suo schiavo Messenione ad Epidamno, sperando di ritrovare il fratello gemello ritenuto morto. Approdato nella città di Epidamno, viene scambiato per Menecmo I da Erozia, amante di suo fratello. A quello che ritiene il suo amante, per sbaglio, da qui la situazione degli equivoci al centro della commedia, Erozia consegna uno scialle, pregandolo di farlo ricamare con fregi di pregio da una sarta e gli affida un gioiello prezioso perché lo venda. Intanto, lo schiavo Spazzola, avendo subito un maltrattamento dal suo protettore e padrone Menecmo I, per vendicarsi confessa la verità alla moglie. La moglie di Menecmo, con l’animo turbato dalla amarezza e da una incontenibile ira per il tradimento subìto, si reca dalla favorita del marito, Erozia, per ottenere la restituzione dello scialle. In realtà, anziché incontrare suo marito, si imbatte nel gemello, Menecmo II, il quale giustamente dichiara di non conoscerla e di non sapere quale sia la sua casa. La moglie, non avendo capito l’equivoco, pensa che suo marito sia uscito di senno e si rivolge in cerca di aiuto a suo padre. Il vecchio, un uomo saggio e perbene, affida Menecmo II alle cure di un medico nel tentativo di farlo rinsavire.

Alla fine, quando si sarà chiarito l’equivoco, dovuto alla esistenza dei due fratelli gemelli, Menecmo I e Menecmo II, e si sarà compreso a chi dei due era stato affidato il famoso scialle di pregio, si avrà la conclusione lieta della vicenda, con la famosa agnizione finale nella commedia di Plauto, in cui Menecmo I riconosce suo fratello Sosicle. Nello spettacolo, belle e indimenticabili sono le scene, intrise di una comicità malinconica, in cui viene mostrata sia la natura ambigua delle relazioni tra le persone ed i sessi, sia la difficoltà a comprendere la natura ed il carattere delle persone. Infatti Menecmo I, non solo tradisce la fiducia di sua moglie, ma, accecato da una passione travolgente, non si rende conto che Erozia, la sua amante, lo frequenta soltanto perché interessata al suo denaro. Quando non è più in grado di garantirgli le donazioni in denaro, Menecmo I viene allontanato da questa donna e si ritrova da solo. Nella rappresentazione, dopo avere restituito al suo schiavo la libertà, Menecmo I, rimasto solo e smarrito, angosciato si reca al foro in cerca di conforto e solidarietà. Questa è una delle scene più profonde della rappresentazione, poiché rivela la reale condizione umana dovuta ad una solitudine che appare irrimediabile.

L’equivoco, che è al centro di questa commedia, in cui è evidente il tema delle doppia identità, che influenzerà la letteratura occidentale, si pensi alla commedia intitolata “I fratelli gemelli” di Goldoni ed al racconto di Conrad “Il compagno segreto”, dà luogo a innumerevoli situazioni, nella rappresentazione di questa commedia di Plauto, rivolte a mostrare come il caso, imprevedibile e enigmatico, può separare le persone legate da vincoli affettivi profondi e determinarne il destino e la sorte. Per gli studiosi di letteratura latina questa di Plauto è considerata, fra quelle che ha scritto, la commedia più intellettuale e complessa. Belle, nello spettacolo, le musiche, eleganti i costumi e suggestiva la scenografia sobria ed essenziale ma capace di fare da sfondo alle vicenda raccontata.

 


di Giuseppe Talarico