La venere di Jeff Koons e l’eros di Vitaldo Conte

venerdì 3 luglio 2020


Cedendo alle insistenti e divertite richieste di un’amica e collega, per il momento tralascerò di trattare del nuovo argomento “politico” che mi preme e concluderò quella che lei ha definito la mia “trilogia” a tema erotico artistico di questa settimana. La terminiamo pertanto, con l’ultima – in ordine di tempo ovviamente – opera del noto artista contemporaneo Jeff Koons, dal titolo Balloon Venus Lespugue (Red). Il nome Jeff Koons è da molti anni nell’occhio del ciclone mediatico, non soltanto per la sua carriera artistica, ma anche per l’aver impalmato (non è una cosa sconcia, per favore, non cominciamo!) a suo tempo la regina del porno degli anni Ottanta, Ilona Staller, l’onorevole affettuosa proprietaria dall’amato boa constrictor di nome Pito Pito, morto in circostanze ancora misteriose. Personalmente ritengo in verità che il più importante artista della scena performante avente come tema l’Eros, nell’arte contemporanea, non sia Koons bensì l’italicissimo e futurista Vitaldo Conte, ma purtroppo o per fortuna, vallo a sapere, Conte non ha impalmato (non siate sempre maliziosi vi prego) Cicciolina e così i riflettori dell’arte internazionale sono rimasti puntati su Koons, anche se decisamente meno dotato del nostro almeno artisticamente parlando.

Adesso però il discusso padre del controverso figlio di lui e dell’ex onorevole che tale fu dal 1987 al 1992 quando in seguito all’esperienza con il Partito radicale fondò il Partito dell’amore con Moana Pozzi, battendosi – tra le tante primarie necessità – perché i carcerati potessero avere rapporti sessuali anche nei luoghi di detenzione, nonché contro tutte le forme di violenza e contro ogni censura, chiedendo la depenalizzazione dell’uso degli stupefacenti e infine l’istituzione dell’educazione sessuale nelle scuole d’Italia, oggi si lamenta sin troppo spesso del secondo lei troppo esiguo vitalizio da fu parlamentare che riceve. Koons ha quindi prodotto una nuova opera presentata per il progetto Studio, per il quale opera e che è dedicata alla divinità preistorica femminile, la Venere di Lespugue, un reperto risalente al Paleolitico, rinvenuto in una cava dei Pirenei nel lontano 1922. La scultura è realizzata in acciaio inossidabile, verniciato di un bel rosso brillante e lucente, come simbolo dell’eros e della natura femminile.

Diciamo che le rotondità della scultura non ricordano particolarmente quelle acerbe dell’ex moglie dell’artista nuovaiorchese, con la quale comunque egli realizzò la serie artistica Made in Heaven, presentata alla Biennale di Venezia del 1990. Le opere fotografiche che immortalavano i due coniugi durante i loro amplessi, fecero allora considerevole scalpore, ma tutto ciò che è “gonfiato” in qualche modo fa parte da sempre della cifra estetica di Koons, e lo diciamo senza ombra di malizia alcuna nei riguardi dell’artista vivente più remunerato al mondo, oggi. Invece, con buona pace di Jeff Koons che ne potrebbe essere l’epigono o il succedaneo d’oltreoceano, il nostro Vitaldo Conte, tanguero mascherato, dopo aver recentemente festeggiato il solstizio estivo con una performance artistica tenutasi nel proprio “giardino delle delizie”, in una ascosa dimora romana, tra rose scarlatte e inquiete presenze femminili, ha appena dato alle stampe i suoi racconti Gli sguardi di Valentine de Saint-Point e La rosa rossa abbandonata di G, quest’ultimo pubblicato su Il libro delle storie finite, per l’editore FusibiliaLibri (2020).

Differenti modi di affrontare l’arte e l’erotismo nel mondo contemporaneo, nella società postmoderna: uno quello di Koons, artificiale e artificioso, urlato, frammisto di metalli levigati, plastiche e immagini autoaffermanti, l’altro più sussurrato, nascosto, narrato in penombre accoglienti, velato come da trine di organza, da tulle e da pizzi ricamati sulla nuda pelle della sera. Meglio Vitaldo Conte, in arte Vitaldix, il futurista supereroe che affronta il volo dell’angelo in caduta libera con una rosa in bocca, oppure l’artefatto americano, studiato, composto in una ricerca esasperata e perenne di un nuovo grado di provocazione? Lasciamo siano i lettori a deciderlo, intanto che Cicciolina aspetta la conferma del proprio vitalizio.


di Dalmazio Frau