Il genio e il cuore

C’è un musicista con tanti cervelli autonomi, che collaborano fra loro e insieme inventano la multimedialità umana. Al distratto sembra tutto semplice, il complottista sospetta che dietro le quinte ci siano effetti speciali travestiti da essere umano. Invece Stefano Bollani, genio musicale di questo millennio, usa uno dei suoi cervelli per premere i tasti distrattamente, come se le mani non fossero sue, un altro per raccontare, un terzo per cantare, modulando tutte le voci del mondo, forse senza capire quale e se lui stesso ne abbia una.

Altri cervelli elaborano le citazioni con cui racconta la musica di Neanderthal e quella degli anni Venti, mostrandone i nessi logici e melodici, con citazioni colte ma leggere, accordi che sottolineano testo, canto, mimica, occhi, e aria di uno sveglissimo che sogna senza dormire, perché il sogno è in tutto quello che fa. È più ironico di un comico, ma non è un comico. Come non è un imitatore, ma non si accontenta di riprodurre perfettamente le voci, e gli imitati stessi lo sentono così coinvolgente da desiderare di essere come lui quando li rappresenta.

Bollani è la prova della goffaggine di chi si rifugia nella seriosità spacciandola per serietà, di tutta quella melma che chiama musica qualcosa di costruito a loop da un computer programmato esclusivamente in minore: gli accordi in maggiore sono banali, quelli tristi, invece, sono impegnati, perché raccontano pene infinite e insolubili, come l’incapacità di chi li concepisce. La musica è cultura, e lui è la Musica, tutta, raccontata senza enfasi, osando mettere sullo stesso piano gli immortali, i canti delle mondine e le canzoni che ci sembravano piccole-piccole, interpretate come fossero un appunto scribacchiato, ma insospettabilmente molto più bello dell’originale in pompa magna.

La storia consacra troppo spesso solo chi non c’è più, e quando il periodo è arido sembra incredibile che nel deserto possa nascere un fiore rarissimo. Che sorride di gioia vera e si commuove senza copione, accompagnando chi lo emoziona, perché non ha paura di tirare un rigore o si innamora davvero. Bollani è sempre in grado di stupire in una tv rassegnata al già visto, non ha copioni precotti né si preoccupa del politicamente corretto, ma solo del romanticamente condivisibile. Poi fa propri i sentimenti degli artisti che ospita, sdoganando quell’umanità immediata che i geni del musicalmente avanzato ci avevano proibito. Perché ignoravano come una lacrima che scende possa essere solo una illusione ottica: qualche volta la lacrima è ferma, mentre chi la versa sale in alto. Di pochi millimetri, quanti bastano per scoprire un mondo più bello.

Aggiornato il 16 aprile 2021 alle ore 10:03