Friedrich Nietzsche e la morale dei “signori”

Personaggi della civiltà

La sopravvivenza del più forte se il più forte potrebbe essere il più adatto, secondo Charles Darwin angoscia fino all’incubo Friedrich Nietzsche, il quale tenta di concepire una società nella quale vinca effettivamente il migliore, i migliori, le aristocrazie dello spirito, i “signori” per adoperare il suo termine. Costoro, per salvare la civiltà dalla massa avrebbero, per Nietzsche, il dovere più che il diritto di dominare, il che non significa minimamente sfruttare, estorcere lavoro, non pagare il salariato. Non è di questo tipo la “schiavitù” che Nietzsche concepisce. Per Nietzsche il “Signore” è colui che porta all’estremo la potenza vitale, la mente tragica, nella quale il bene ed il male si incendiano per l’affermazione vitale, ripeto, nella quale risulta indecifrabile la netta separazione del bene dal male. Anche perché il vero male, per Nietzsche è la mediocrità, la riduzione della potenza vitale, il vivere al riparo della vita. Nietzsche non crede, a differenza di Karl Marx, che la democrazia alle sue ultime conseguenze avrebbe suscitato un’aristocrazia universale. Tutt’altro, essa, a opinione di Nietzsche, avrebbe favorito la mediocrizzazione universale. Se i dotati di potenza stabilissero come loro scopo i bisogni del maggior numero, vi sarebbe stata perfino la mediocrizzazione degli uomini superiori.

Bisognava capovolgere gli scopi, non i migliori al servizio degli inferiori, ma gli inferiori al servizio dei superiori. Se era messo in dubbio chi è superiore e chi è inferiore, ciò dimostrerebbe che la civiltà è finita. Né la borghesia, né il proletariato hanno a scopo la superiorità degli scopi, entrambi legati all’utile, il borghese è un utilitarista benestante, il proletario un utilitarista povero che invidia e vuole ciò che è del ricco. Nelle sue ultime opere Nietzsche radicalizza al vertice il suo dilemma: chi deve essere lo scopo della società: i deboli, i falliti, i poveri, gli “ultimi”, i “buoni”, i mediocri? A chi deve orientarsi la creatività di una civiltà, agli uomini capaci di recare a livelli supremi la potenza o tali uomini devono volgere la loro potenza a salvare, contentare, venire incontro all’uomo qualsiasi? C’è il rischio che gli uomini superiori abbiano quale scopo contentare, rendersi attivi per i nonnulla? Nietzsche è ulcerato dall’incontro epocale del cristianesimo con il socialismo, le masse del proletariato rendono attuativo la mentalità cristiana, i poveri, gli sfavoriti, come la parte da privilegiare, i nuovi (socialisti) e i vecchi (cristiani) diventano protagonisti. E la borghesia, per Nietzsche, lo ripeto, non è capace di opporsi alla mentalità cristiano-socialista, borghesia e proletariato sono travolti dall’utilitarismo e dalla degradazione dell’arte e della vita. Occorre, dunque, proporre, imporre  “Signori” che facciano dei grandi scopi artistici, vitalistici, politici il nutrimento della civiltà. E questa nuova signoria non può essere democratica, giacché la democrazia, per Nietzsche, specie quella socialista abbassa la civiltà. A differenza di Marx che riteneva la democrazia socialista, e ancor più quella comunista, elevatrice di tutti gli uomini, Nietzsche la ritiene una condizione che permette alle persone inferiori di farsi valere e imporre la loro infima qualità.

Dunque occorre spietatezza, capacità di sottomettere chi poco o nulla vale. E togliersi l’illusione che gli “ultimi” siano buoni, sono vili e odiano la superiorità. Precisamente, secondo Nietzsche, non bisogna equivalere il debole, il povero, il fallito con il buono. Non è una lotta di classe , è una lotta tra chi vuole una potente e degna civiltà e chi vuole soltanto una confortevole esistenza priva di alti scopi. Per i loro fini i “Signori” dovevano oltrepassare i termini del bene e del male, non farsi impietosire dai poveri, falliti, falsi buoni, recintare la loro superiorità forgiando le caste. È l’ultima visione di Nietzsche prima di impazzire: l’uomo superiore deve rendersi Superuomo, non sentire colpa e pietà pur di salvare la sola condizione che rende l’esistenza non sottomessa allo scorrere vano dei giorni: la massima potenza ai fini della grande civiltà, eternizzarsi per amore della vita. “Meglio la morte che la mediocrzzazione”, scrisse Nietzsche.

Del tutto mondana, fedele alla Terra è la concezione di Friedrich Nietzsche (1844-1900). Tedesco, figlio di un pastore protestante morto per malattia cerebrale, fu messo in un prestigioso istituto per largizione sovrana agli orfani, patì, moltissimo, il distacco dalla madre, e forse la situazione accrebbe una disposizione morbosa negli affetti, tra il bisogno e la negazione. Adolescente concepì una rivista culturale, quindi si diede agli studi filologici, con un insigne maestro, Friedrich Riscl, che poi Nietzsche seguì a Basilea, divenendo egli pure docente. In Svizzera conobbe Richard Wagner, del quale fu amico e frequentatore per un lungo periodo, spezzato allorchè Nietzsche ritenne Wagner un nazionalista germanico ed un nichilista nella concezione musicale. In cerca di una donna che lo affiancasse nel compito che egli cominciò a proporsi, di sormontare il nichilismo dell’esistenza come sconfitta e della mediocrizzazione esaltatrice dei malati, dei poveri, degli incapaci, Nietzsche conosce a Roma una brillante giovane donna baltica, Lou Salomè, e crede di aver reperito la compagna opportuna. Ma ne è respinto. La vicenda con Lou Salomè dissestò Nietzsche, si intanò, fuggì, deluso, reputandosi ingannato, oltraggiato, ma, com’era nel suo temperamento, accanito a uscire non perdente anzi trionfante dalla condizione derelitta, questo trionfo, non sappiamo quanto risarcitorio della vita senza amore, tuttavia efficace come creazione, lo raggiunse scrivendo Così parlò Zarathustra. Un testo essenziale contro ogni illusorio conforto religioso e contro l’illusione che democrazia, borghesia e proletariato insieme alla scienza fonderanno una suprema civiltà.

Per Nietzsche la civiltà verrà da uomini che non cadendo nell’inganno della pietà credendo buono il debole e non credendo nella salvezza a mezzo della religione esalteranno al massimo la volontà di vivere potentemente e manifesteranno compimenti supremi, coscienti della tragica condizione umana, sfidandola, accogliendola, esprimendola, per amore della vita, colmando di empito gioioso l’infimo luogo in cui siamo racchiusi, per esserne annientati. Più vita contro il Nulla. Friedrich Nietzsche morì nel 1900, per un decennio preso da follia. La sua opera dopo la sua morte ebbe ed ha una rilevanza insopprimibile. Di Nietzsche come di Karl Marx e di Sigmund Freud ho scritto la biografia: Nietzsche. Ho ucciso Dio, 1985. Pare che i volumi si reperiscano ad oggi su Amazon.

Aggiornato il 11 ottobre 2021 alle ore 10:46