Festa di Roma, Bellocchio mostra sequenze di “Esterno notte”

co Bellocchio è il protagonista della quinta giornata della Festa del cinema di Roma. In Sala Petrassi, all’Auditorium Parco della Musica, va in scena l’Incontro ravvicinato con il regista de I pugni in tasca. Il cineasta 82enne mostra in anteprima alcune scene forti di Esterno notte, la serie tivù sul rapimento di Aldo Moro, con Fabrizio Gifuni nei panni del leader della Democrazia cristiana. Colpisce la sequenza che si svolge in un ospedale blindato dalle forze dell’ordine e pieno di politici. Qui appare un Moro redivivo, anche se a letto e con la barba lunga, che riceve le visite di Andreotti, Cossiga e Zaccagnini e che esprime davanti a tutti la sua gratitudine per le Brigate rosse che lo hanno liberato, mentre accusa i suoi: “Provo incompatibilità con il partito, rinuncio a tutte le cariche e soprattutto mi dimetto dalla Dc”.

Tra le altre scene anche un incontro proprio tra Paolo VI (interpretato da Toni Servillo) e Moro su un argomento che sottende forse la tragedia del politico democristiano. Moro cerca di convincere il Papa dell’opportunità di avere l’appoggio del Pci. Alle pacate rimostranze del Pontefice, lo statista replica spiegando che non si tratta di un’alleanza con il Pci, ma solo di un appoggio esterno, ma il Papa non sembra sia molto convinto. Infine, anche una scena di scontri datata il 12 marzo del 1978, quattro giorni prima del rapimento di Moro, in cui un gruppo di sinistra si scontra con la polizia a Piazza del Gesù, allora sede della Dc, mentre Moro assiste pensieroso alla scena.

“È la prima volta di una serie – afferma Bellocchio – e dico, forse con una battuta tenebrosa, che avendo una certa età forse è la prima e l’ultima volta. L’idea mi è venuta in occasione del 40° anniversario della morte di Moro, quando ho visto una sua foto in doppiopetto al mare sulla spiaggia di Torvaianica, con la figlia invece in costume. Nel mio film Buongiorno notte la prospettiva era tutta dall’interno della prigione, questa volta, invece, racconto i personaggi che stavano fuori da quella stessa prigione”. Quanto alla visione di Moro libero, “non è la prima volta che succede. L’ho già fatto passeggiare proprio in Buongiorno notte, quando i panni di Moro li vestiva Roberto Herlitzka”. Esterno notte è una serie Rai prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, con Simone Gattoni per Kavac Film in coproduzione con Arte France, in collaborazione con Rai Fiction. Nel cast, accanto a Fabrizio Gifuni e Toni Servillo, anche Margherita Buy, Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi e Daniela Marra. La serie è scritta dal regista con Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino. Il distributore internazionale è Fremantle.

Oggi alle 19, è il momento dell’Incontro ravvicinato più atteso. In Sala Sinopoli arriva Quentin Tarantino. Il regista americano a Roma verrà omaggiato con il Premio alla carriera. Cinefilo militante, Tarantino nel 1985 inizia a lavorare ad un videonoleggio e a scrivere le sue prime sceneggiature. Proprio in videoteca, dove trascorre le giornate a guardare film, Tarantino lavora al suo primo script: Una vita al massimo, divenuto poi un film diretto da Tony Scott. In quel periodo conosce il regista e produttore Roger Avary, grazie a cui esordisce come regista nel 1992 con Le iene, realizzato con pochi mezzi ma con un cast eccezionale composto da Harvey Keitel, Tim Roth, Steve Buscemi e Michael Madsen. Due anni dopo, con Pulp Fiction arriva la consacrazione internazionale e la Palma d’oro al Festival di Cannes. Il film, a fronte di sette nomination, vincerà anche l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Con le sue opere successive porta a compimento un universo cinematografico entrato nel mito. Da Jackie Brown, a Kill Bill: Volume 1 e 2, da Bastardi senza gloria a Django Unchained, da The Hateful Eight a C’era una volta a… Hollywood i suoi film assurgono a modello della cultura popolare.

Domani, alle 19.30, in Sala Petrassi, è in programma un altro Incontro ravvicinato con un regista di culto. Alla Festa di Roma arriva Alfonso Cuarón. Esponente di spicco della Nouvelle Vague messicana, esordisce nel lungometraggio nel 1991 con Uno per tutte, prima collaborazione con il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki. Il film diventa un fenomeno negli Stati Uniti. Così Sydney Pollack decide di affidargli la regia di alcuni episodi della sua serie televisiva, Fallen Angels. Nel 1995 dirige La piccola principessa, la sua prima produzione statunitense, cui fa seguito, nel 1998, Paradiso perduto. Ma la notorietà per lui arriva con il road movie Y tu mamá también – Anche tua madre, con Diego Luna, Gael García Bernal e Maribel Verdú. Nel 2004 firma la regia di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban seguìto, nel 2006, dal suo vero capolavoro, I figli degli uomini, dramma distopico che ottiene tre nomination agli Oscar, interpretato da Clive Owen, Julianne Moore e Michael Caine. Il successo internazionale arriva nel 2013 con Gravity, film con un budget da cento milioni di dollari che vince sette Oscar. Cuarón dirige due star come Sandra Bullock e George Clooney. Cinque anni più tardi firma un altro grande successo, questa volta più intimo, più personale: con Roma, da lui scritto, diretto, montato e fotografato, vince il Leone d’oro a Venezia e tre Oscar.

Tra le preaperture della Festa di Roma figura Se dicessimo la verità di Emanuela Giordano e Giulia Minoli, in programma domani alle 17, alla Sala dello Spazio Scena a Trastevere. Un viaggio da Vienna a Copenaghen, da Malta ad Amsterdam, dal Sud Italia a Londra per capire cosa si può fare per reagire alla criminalità organizzata, e in particolare alla ‘ndrangheta. Un documentario polifonico che indaga una realtà ancora tutta da raccontare, senza eccedere mai nell’enfasi, nel dramma, nello sfruttamento del dolore.

Alle ore 21 del Teatro Manzoni di Cassino (Frosinone), per la Selezione Ufficiale, viene proiettato L’Arminuta, film del salernitano Giuseppe Bonito. Tratto dall’omonimo romanzo bestseller di Donatella Di Pietrantonio vincitore del Premio Campiello 2017. Estate 1975, racconta la storia di una ragazzina di tredici anni restituita alla famiglia cui non sapeva di appartenere. All’improvviso perde tutto della sua vita precedente: una casa confortevole e l’affetto esclusivo riservato a chi è figlio unico venendo catapultata in un mondo estraneo. In questa storia tutto è fortemente polarizzato: la città di mare e il paese dell’entroterra, la modernità e l’arcaicità, il benessere borghese e la povertà rurale, l’italiano corretto come viene parlato alla tivù e il dialetto stretto che si parla nella nuova casa. E in mezzo c’è lei, l’Arminuta, che è sempre l’una e l’altra cosa insieme, figlia di due madri e di nessuna.

Domani, alle 22, nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, è previsto The Lost Leonardo del danese Andreas Koefoed. Racconta la controversa storia del Salvator Mundi, l’opera d’arte venduta al prezzo più alto mai pagato nella Storia da un privato, 450 milioni di dollari, e considerata da molti il capolavoro da tempo perduto di Leonardo da Vinci. Una storia vera, ma anche una fiaba. Un dipinto danneggiato, trascurato per secoli, viene riscoperto per caso e subito dopo decantato come un capolavoro di divina bellezza.

(*) Nella foto in alto, Marco Bellocchio

(**) Nella foto al centro, Quentin Tarantino

(***) Nella foto in basso, Alfonso Cuarón

Aggiornato il 19 ottobre 2021 alle ore 15:06