Profeti, oligarchi e spie

Questo libro è ricco di informazioni distribuite in trecentodieci pagine fitte di dati e di ragionamenti. Franco Bernabé ha ricoperto una vertiginosa serie di incarichi che la casa editrice definisce “attività imprenditoriali”. Il testo è rigorosamente allineato al mondo americano di cui descrive con dovizia di particolari un enorme predominio mondiale sempre più contestato dall’affacciarsi di altri attori mondiali. L’altro autore è Massimo Gaggi, giornalista di punta del Corriere della Sera che è una delle testate allineate con il pensiero progressista, sostenibile che ha abbracciato la causa globalista eclissando i temi del lavoro e dei diritti sociali un tempo patrimonio fondamentale delle sinistre sociali.

Il libro inizia considerando veritiera la cosiddetta invasione del Campidoglio di Washington attuato da un variopinto gruppo di assalitori, alcuni dei quali con elmetti cornuti e ampiamente coperti di strisce dipinte, come nei peggiori film della serie western alla John Wayne. Nessuno dei due ha pensato di dire che la Casa Bianca è protetta da un corpo di guardia composto da ex forze speciali e di oltre trecento effettivi interni, duemila esterni, satelliti, droni, elicotteri in cielo 24 ore su 24, rilevatori ambientali, guardie sparse in tutte le strade adiacenti in tenuta anonima, decine e decine di furgoni civetta per l’ascolto di tutti i cellulari attivi in un raggio di dieci chilometri intorno all’edificio presidenziale, spazio aereo sovrastante totalmente inibito a qualsiasi velivolo. La presenza di un tale dispositivo di difesa rende del tutto priva di credibilità la narrazione coreografica degli invasori pittati e cornuti prontamente ripresi da centinaia di fotografi ed operatori video che si trovavano tutti “casualmente” sul posto prontissimi a registrare lo sviluppo dell’irruzione all’interno di un Campidoglio totalmente privo di efficaci difese.

Il testo non manca di riportare diligentemente che il ceto medio è scomparso, che Donald Trump è definito un “anomalo”. Una definizione attribuita a coloro che non sono allineati ai canoni del liberalismo irrogato dall’alto dalla dottrina dei Dem. All’interno di una complessa panoramica geopolitica, il testo fa sapere che la Turchia ha interrotto il suo percorso “laico” presupposto fondamentale per il suo ingresso nella Nato. Il libro afferma che Clinton è un vero e proprio neoliberista, che ha staccato la sinistra Usa dalla teoria sociale per traghettarla verso la dottrina della globalizzazione sostenuta dallo sviluppo di tecnologie senza controllo. Il suo epigono inglese Tony Blair costruisce una “terza via” che distrugge l’eredità sociale del Novecento e del new deal ipotizzando un mondo senza legami, più libero e accessibile per tutti. Le tecnologie a sostegno di questo teorema ha di fatto aperto la strada ai servizi segreti per l’uso di internet e alla delineazione di forme di controllo sempre più invasive, dalla intercettazione totalitaria al riconoscimento facciale, fino all’approdo di tecnologie operanti in piattaforme di intelligenza artificiale.  Il Great Firewall si traduce nel controllo elettronico totalitario edificato con la scusa della lotta al terrorismo. Il Patriot Act regolamenta la lotta ad un nemico invisibile.

Il testo procede ad una ottima descrizione della profonda trasformazione del lavoro manifatturiero spostato in Cina creando disoccupazione in Occidente. La precarizzazione ha posto la vita umana sotto ricatto permanente rafforzato anche dall’isolamento prodotto dal lavoro a distanza dentro quattro mura domestiche. La precarizzazione ha frantumato qualsiasi forma di contatto sociale, ha eliminato eventi assembleari dove l’unione fa la forza, ha eliminato la cooperazione che sostiene le azioni sindacali e le forme di dissenso collettive. La speculazione finanziaria senza controlli incisivi ha eliminato la classe media che assicurava un buon funzionamento dell’ascensore sociale. La speculazione finanziaria ha consentito il massiccio spostamento della ricchezza concentrandola nelle mani un’aristocrazia venale pari all’uno percento della popolazione. La pandemia, della quale il libro non accenna dubbi sulle modalità della sua apparizione, è stato un ulteriore fattore di disintegrazione sociale, con risvolti negativi sulla capacità cognitiva di un’ampia parte della popolazione impaurita dalla più alta concentrazione di comunicazione stampa-video-internet mai esistita prima d’ora.

Viene fatto presente che è in corso l’affermazione di una diversa visione occidentale del mondo secondo i canoni dettati dal Wto World Trade Organization. Un nuovo ordine mondiale sostenuto da una tecnologia che ha riunito il potere gestionale nelle mani di una minoranza creando una concentrazione di potere mondiale mai visto prima nella storia. I dubbi sollevati sulla efficacia “sociale” di questo assetto elitario sono etichettati come complottismo populista creando steccati ideologici che eliminano la possibilità di delineare un percorso condiviso. Non viene enfatizzato il fatto che tale “visione del mondo” non è condiviso da Cina, Russia, India ed altre centinaia di nazioni. È sottotono il fatto che una rilevante parte del mondo si riconosce sempre meno in tale disegno mondiale.

Molto accurata l’analisi di un monopolio tecno-finanziario per troppo tempo senza controllo che si appoggia a forme subdole di controllo come la guerra elettronica, le monete digitali ancora fuori dal controllo e dalla regolamentazione delle banche centrali, dalla videosorveglianza mediante il riconoscimento facciale e la misurazione dei comportamenti individuali con punteggi che vengono decurtati da una iniziale dotazione attribuita ad ogni cittadino: creazione di esseri umani numerabili e punibili con sanzioni monetaria prima e con obbligo di internamento in centri di rieducazione e di condizionamento comportamentale. I comportamenti sono rilevati dalla presenza di milioni di telecamere in ogni angolo delle città occidentali e cinesi in particolare.

Alla tribalizzazione della società contribuiscono sempre di più il Digital twins, le chatGpt, la Open A.I., il Metaverso, ecc.. Piattaforme gestite da tecno-oligarchie senza controllo da parte dei sistemi politici occidentali. Si stanno creando universi digitali che riducono il tessuto sociale ad un insieme di circoli, di bande urbane costrette a vivere in città da “Quindici Minuti”. Tutto questo accade dimenticando come era la vita prima della rivoluzione digitale.

La robotica e il digitale hanno apportato miglioramenti nelle prestazioni erogate dai settori tradizionali e provocheranno enormi contrazioni nel numero di occupati con l’allargamento del fenomeno degli espulsi dai cicli produttivi. Gli autori affermano che senza una Ict regolamentata, non ci sarà alcun contributo allo sviluppo culturale, occupazionale e sociale dell’umanità, consentendo una vistosa e rapida concentrazione di ricchezze a spese di una popolazione spogliata di tutto a partire dai beni di proprietà.

Infine, gli autori fanno giustamente notare che la delocalizzazione della produzione di dispositivi elettronici costituisce un elemento di criticità strategica aggravato altresì dalle difficoltà legate alla raccolta di materie prime concentrate in aree geopolitiche instabili. Problemi che potevano essere gestiti razionalmente tempo prima ma che invece sono stati valutati secondari rispetto al conseguimento ossessivo di utili trimestrali anche a costo di creare danni ambientali, umani perché tali materiali sono raccolti a mani nude da bambini che muoiono dentro cave a cielo aperto, una conseguenza, questa, che viene ignorata dalle correnti di pensiero ecologista, sostenibile, globale.

Il libro di ben 309 pagine si articola in tredici densissimi capitoli ricchi di informazioni e di spunti di riflessione. Il volume è forse troppo orientato sulle tecnologie realizzate sul campo angloamericano. Si tratta di una scelta ideologica. Il testo certifica il fatto – molto pericoloso – che l’Occidente conosce pochissimo i risultati delle ricerche russe e cinesi nel campo dell’avionica, delle tecnologie informatiche, nelle ricerche matematiche molto avanzate e quelle in campo spaziale. Le forme di comunicazione di Cina e Russia sono totalmente diverse dalle rumorose ed hollywoodiane strategie di marketing angloamericane. Sono popoli che parlano poco ma agiscono molto. Criminalizzarli e sottovalutarli è un errore che l’Occidente pagherà molto caro.

Sarebbe stato utile e necessario comunicare con questa parte di mondo sempre più rilevante invece di etichettarla come un nemico da sterminare e da abbattere al più presto.

L’indice analitico ampio e ben curato consente di fare ricerche e percorsi personalizzati di lettura

Franco Bernabé, Massimo Gaggi, Profeti, oligarchi e spie, Feltrinelli, 2023, pag. 309, 22 euro

Aggiornato il 13 maggio 2023 alle ore 11:42