Il corpo-soggetto: un paradigma liberale/20

Il Grande Reset ovvero la pianificazione degli impersonali

La menzogna, la frantumazione del senso comune, la decostruzione del buonsenso, il ricorso alla Guerra, la sofferenza inflitta, il monopolio della violenza, il sopruso, l’abuso pandemico, l’assottigliarsi del confine tra la vita e la morte, sono tutti elementi che stanno facendo parte integrante del cosiddetto “Grande Reset”, un insieme di capitoli che costituiscono un solo grande Piano, che il Potere impersonale sta costruendo lentamente, servendosi del monopolio giornalistico e culturale, della corruzione, della manipolazione del potere politico e dell’utilizzo del sistema mediatico ai propri fini. 

Questo Piano, imposto dall’alto, secondo un tipico processo top-down, insiste su una popolazione i cui membri sono visti come tanti corpi-oggetto, intercambiabili e manipolabili a piacimento, mezzi, strumenti e non fini – come direbbe Kant – il cui utilizzo può consentire a chi, spesso invisibilmente, detiene il Potere di portare a termine una specie di rivoluzione involutiva, che, invece di liberare dalla sottomissione al Potere, il maggior numero possibile di corpi-oggetto, affrancandoli e rendendoli soggetti, tende al contrario a rendere schiavi i pochissimi corpi-soggetto ancora in circolazione.

I capitoli di questo Piano sono noti e visibili a tutti. Si inframezzano anche a documenti reali, come per esempio la cosiddetta Agenda 2030, redatta nelle sedi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, e fatta approvare a delegati dei vari paesi su diversi tavoli negoziali, tutti secondari. Il piano, diabolico, è elaborato in Occidente, nella cosiddetta culla della democrazia e della civiltà cristiana.

Soffermiamoci per un attimo sul fatto che questo piano si serve di un paio di parole su tutte: l’innovazione e l’efficienza.

Innovazione è parola ambigua, in quanto porta con sé la necessità di comprendere (anche qui) il senso dell’innovazione. Per chi, infatti, qualcosa che viene creato sarebbe innovativo e migliorativo e non invece completamente negativo?

Prendiamo come esempio “l’Euro digitale” che la Banca centrale Europea vorrebbe cominciare a testare nei prossimi due anni. Viene promesso che serve a ridurre i costi delle transazioni e del Pos, riducendo i guadagni delle banche e fornendo un argine rispetto al fallimento delle banche, e quindi sarebbe virtuoso per i contribuenti, ma, allo stesso tempo, si sa che esso porta a impedire alle persone ogni scelta nell’utilizzo di una banca – di fatto unificando il sistema – e mette il potere politico di fatto a capo di ogni controllo economico sui proprietari di conto corrente.

Cerchiamo allora di comprendere il senso dell’innovazione. Chi può parlare d’innovazione? Un corpo soggetto che fa un uso di tale innovazione e scoprendo che essa libera le sue attività, lo fa risparmiare, lo opprime di meno, gli dà maggiori garanzie rispetto al passato. Ma se l’innovazione viene salutata come tale da chi controlla i corpi oggetto e li rende meno liberi, questa non è innovazione, è una chiara regressione. Lo smartphone è stata una innovazione fino a che non si è trasformato in una chiara involuzione che rende schiavo il suo possessore, poiché le sue applicazioni consentono a terzi di controllarne le attività.

La carta di credito è stata una innovazione fino al momento in cui eliminare progressivamente il contante potrebbe in teoria portare all’asservimento del suo possessore, che deve pertanto chiedere una autorizzazione per comprare una qualsiasi cosa, e obbligarlo a vedere registrata una specifica transazione, invece di poter liberamente far uso di un oggetto, senza comunicazione, come la carta moneta e di darlo a chi si vuole. Tra l’altro, nelle transazioni digitali vi è una riduzione del valore che viene transito, poiché occorre pagare una transazione, a carico del venditore, per ogni uso che si fa del Pos.

Dunque, il progresso stesso si misura a partire dai corpi-soggetto che liberamente giudicano uno specifico elemento. In realtà, come si vede, molte delle innovazioni di oggi sono un regresso (economico, pratico, in termini di sicurezza, come la macchina elettrica, che costa di più, che per ricaricare fa perdere molto tempo, e che si incendia facilmente). Bisogna esclusivamente chiedersi: questa innovazione è un cambiamento positivo per il corpo soggetto oppure aiuta il Potere a controllare e a limitare la libertà del corpo, fino a renderlo sempre più un oggetto, che è nelle mani di altri?

Molte di queste innovazioni sono state efficienti – per il loro possessore – per un periodo ma, come armi a doppio taglio, si sono poi rivelate maggiormente efficienti come strumenti per controllare il corpo oggetto dei governati.

Cancel culture

Il Piano in corso si compone di un capitolo generale che può essere classificato come Cancel culture. Il fine è “mettere in discussione” la cultura occidentale – basata sui classici greci, romani e cristiani – tradizionale, attraverso una infaticabile opera di destrutturazione. I mezzi attraverso cui si compie questa sorta di “lavaggio del cervello” partono dalle scuole e finiscono ai social, Facebook e Instagram, a Netflix e a Hollywood.

Da decenni infatti ogni anno nel business sicuro della sussidiarietà e dei testi per studenti, équipe intere di personaggi poco raccomandabili si fanno venire in mente idee per chiudere le coscienze invece di aprirle, per esercitare al pensiero gregario, per rendere schiavi del conformismo i nostri figli. E il sistema scolastico pubblico ovviamente resta completamente prono a questa industria impersonale.

Tutti i temi che vedremo qui di seguito trovano uno spazio privilegiato nei programmi scolastici e nei libri di testo. Della deriva cinematografica della Disney e di altre case di distribuzione americane, di Netflix, delle derive woke di Meta e Tiktok abbiamo già accennato. I social ormai sono luoghi dove si penalizza il pensiero forte dell’occidente. L’ideologia Wasp è stata soppiantata da quella Blm, con tanto di inginocchiamento prima delle partite di calcio e dal politically correct, che impedisce qualsiasi discussione equanime. In Italia case editrici, televisioni, radio e giornali sono per la maggioranza allineate: riportano le stesse notizie, mettono enfasi sugli stessi episodi di cronaca e costruiscono narrative simili su questi episodi. Libri di studio, letteratura, tv, social e mezzi telematici infieriscono su corpi colti a riposo, nel tempo libero dal lavoro e dall’attività ludica e sportiva.

Il corpo, chinato sui libri o sui cellulari, sdraiato sui divani davanti alle televisioni o colto nell’attenzione del cinema o del teatro subisce una ineffabile influenza, che li porta ad assimilare e ad uniformarsi a quella stessa narrativa, a quello schema mentale. E più si è giovanissimi e più quella narrativa si assorbe.

Questa narrativa contiene una parte destruens e una construens. Mentre si decostruisce la cultura occidentale che conosciamo, fondata sulla famiglia, sull’industriosità, sull’imprenditorialità, sul darsi da fare per se stessi e per le persone che si amano, sulla spiritualità, la religiosità, i valori che hanno portato  progresso e speranze di emancipazione a miliardi di persone per centinaia di anni; poi percorre i capitoli costruttivisti e fondamentali del Piano, il gender, il cambiamento climatico, il green, le migrazioni, la rivoluzione transumanista, l’alimentazione, le pandemie e le vaccinazioni.

Gender e rivoluzione Lgbtqz+

Come per nessun altro di questi capitoli, il corpo considerato come un oggetto, viene chiamato in causa completamente dalla grande rivoluzione costruttivista pro-gender, anti-omofoba, trans-gender e dintorni. Nel momento in cui viene negata una autenticità al corpo fisico e biologico, e la sessualità maschio-femmina non riesce più ad essere un punto fermo, intangibile, innegabile e intoccabile – divenendo, attraverso una narrativa menzognera – qualcosa di cui poter disporre a piacimento, da poter modificare e ricomporre allo stesso modo dei vestiti, comprandone dei pezzi al mercato degli organi o delle plastiche, si aprono gli abissi del transumanesimo.

Al contempo, così facendo, si ostruisce, clamorosamente, la lenta, lunga e laboriosa strada verso la conquista del corpo-soggetto da parte delle persone dotate di un corpo, che, come abbiamo visto nel capitolo corrispondente, non è e non potrebbe mai essere una acquisizione automatica, che si ottiene senza l’ausilio della coscienza incarnata.

La sessualità, secondo il corpo soggetto di Maurice Merleau Ponty, è fonte di identità e conflitto, ed è dunque un elemento sostanziale per caratterizzare la persona e determinarla. Andare a mettere le mani su questa materia non modifica solo lo schema corporeo ma scuote alla radice l’identità. Occorre ridare all’identità fisica e biologica incarnata nel corpo tutto il valore che essa ha sempre avuto, relegando un intervento sul corpo ai margini della dimensione sanitaria.

Non è la testa che può decidere a suo piacimento il corpo, ma è la costruzione di una soggettività incarnata nella radice corporea a poter operare un cambiamento radicale in certi meccanismi psichici e mentali, e dunque anche sociali. Ogni tentativo di perseguire obiettivi di cambiamento corporeo per ottenere un adeguamento a singole pulsioni sessuali deviate, ha prodotto sinora guasti inenarrabili, alla salute fisica e alla psiche di chi vi è sottoposto.

(*) Leggi i capitoli precedenti: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19

Aggiornato il 16 febbraio 2024 alle ore 08:51