“Un altro Ferragosto”, Paolo Virzì: “Un film sul tempo che passa”

Paolo Virzì firma il suo primo sequel: Un altro Ferragosto. Si tratta del seguito di uno dei suoi più grandi successi: Ferie d’agosto, del 1996. Ventotto anni dopo, il regista livornese mette in scena i protagonisti di quella commedia amara. In sala da oggi, grazie a 01 Distribution, Un altro Ferragosto racconta le vicende del giornalista Sandro Molino (Silvio Orlando), ormai malandato, che torna nella casa di Ventotene con la compagna Cecilia (Laura Morante). Insieme a loro il figlio Altiero (Andrea Carpenzano), ventiseienne imprenditore digitale, sposato con un fotomodello. L’ossessione di Molino è scrivere una lettera a Ursula von der Leyen per salvaguardare l’isola.

L’allievo prediletto di Sandro Molino è Tito, il nipote di dieci anni. Dall’altra parte della barricata ancora la famiglia Mazzalupi, ora composta da Sabrina Ferilli insieme a un nuovo improbabile compagno, interpretato da Christian De Sica (che ha preso il posto del compianto Piero Natoli) e soprattutto rappresentata dalla nipote Sabry Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel) influencer curvy che insieme al fidanzato manager, un ruvido Cesare (Vinicio Marchioni), è sull’isola per il loro matrimonio. Queste nozze sono un evento mondano che ovviamente attira i media e anche il nuovo potere politico, pronto a cavalcare la notorietà di Sabry con una candidatura. Sono queste le due tribù di villeggianti che rappresentano due Italie inconciliabili. Nel cast di questo film corale figurano anche Emanuela Fanelli, Rocco Papaleo, Paola Tiziana Cruciani e Agnese Claisse.

Secondo Virzì, il film “è un bilancio sul tempo che passa. Su queste due famiglie non arriva certo la maturità, casomai diventano più fragili. Questo film è anche una riflessione su me stesso e sul mio rapporto con il tempo. Non a caso lo presento nel giorno in cui compio sessant’anni: chi avrebbe mai pensato di arrivarci?”. Fine delle ideologie? “C’è ancora qualcuno che recepisce il messaggio di Sandro, è il nipotino Tito, chissà, forse sarà lui nel futuro a diventare il leader della sinistra”. E che il film abbia una forte vena malinconica, lo dice apertamente il regista: “È un film sulla morte, non dobbiamo aver paura di questa parola, la morte fa parte della vita, c’è gente che muore, ma ci sono anche delle rinascite, delle cose positive”.

Silvio Orlando stavolta segue con attenzione il nipote Tito: “Perché è l’unico che mi sta a sentire. Il rapporto con mio figlio Altiero? Per me è un po’ un alieno, non comunichiamo, e anche la sua relazione gay non è qualcosa che capisco troppo”. Dice invece Laura Morante: “La mia Cecilia anche in questo film non si rassegna ad essere ignorata, disprezzata da un marito intellettuale, si sente sempre un po’ inferiore e comunque non è proprio una cima”. Sabrina Ferilli sottolinea che “Marisa arriva sull’isola solo per salvare sua nipote da questo matrimonio. Lei è una donna che crede nell’amore, nella coppia e non avendo più il marito reinveste su De Sica, spera che lui possa riscattarla”. De Sica racconta: “Ho il teschio con il fiore in bocca attaccato al collo, sono un imbroglione, un ladro, un alcolista”. Marchioni, invece, si definisce “un incrocio tra i fratelli Bianchi di Colleferro e Ronaldo per quanto riguarda la ricerca estetica ossessiva maschile. Insomma, un povero stronzo”.

Aggiornato il 07 marzo 2024 alle ore 17:02