“Back to Black”, il film sugli esordi di Amy Winehouse

Il 18 aprile arriva in sala il biopic di Sam Taylor-Johnson su Amy Winehouse. Back to Black, interpretato da Marisa Abela, è un ritratto fedele di uno dei più grandi talenti della musica degli ultimi trent’anni. La cantautrice britannica muore nel 2011 per un’intossicazione da alcol e viene annoverata nel cosiddetto “Club 27”. Quella maledizione che accomuna alcune fra le più importanti rockstar della storia, morte tutte a 27 anni: Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain. Back to Black distribuito dalla Universal è retto dalla potente interpretazione, al limite del mimetismo, di Marisa Abela (che canta anche tutte le canzoni) e ricostruisce la storia con toni tra favola e inferno, un percorso nel quale i brani diventano uno specchio della vita dell’artista. Un viatico fatto di sogni realizzati e infranti, passione assoluta per a musica, una dipendenza dall’alcol precoce e l’incontro con il fatale e affascinante cattivo ragazzo Blake (Jack O’Connell), che fra dipendenza da droghe pesanti e un rapporto tossico di codipendenza, dà una spinta decisiva alla spirale verso il basso della cantante. “Volevo fare un film dalla prospettiva di Amy, attraverso i suoi occhi. L’unico posto in cui risiede la sua verità è nei testi delle sue canzoni”, spiega nelle note di produzione la cineasta. “Ho deciso di raccontare la sua storia attraverso le sue parole, tratte dai brani che ha scritto e che lasciano trapelare la sua anima. Cantava del suo amore, del suo dolore e della sua delusione infondendo profonde emozioni e spesso un umorismo tagliente”.

Un punto di vista che lascia spesso fuori dall’inquadratura il realismo e glissa su molti aspetti della breve vita della musicista. Scelte che non hanno convinto i critici con qualche importante eccezione dal Times a Hollywood Reporter. La messa in scena cita colori e atmosfere di foto e film anni Cinquanta e Sessanta: le epoche preferite, anche a livello musicale, come ha sempre riflesso nel suo stile, da Amy Winehouse, appassionata di jazz, soul e grandi interpreti, da Sarah Vaughan a Tony Bennett. Incontriamo a Camden, nel nord di Londra, la giovane protagonista 18enne all’inizio della sua scalata verso la popolarità, quando i genitori il papà tassista Mitch (Eddie Marsan), che resta un punto di riferimento per lei, e la più precaria mamma Janis (Juliet Cowan) si sono da poco separati. A dare stabilità alla ragazza c’è il legame fortissimo con la nonna Cynthia (una strepitosa Lesley Manville), ex cantante tanto affascinante quanto comprensiva. Amy che si ispira alla propria vita per le canzoni (un ex fidanzato è il bersaglio del suo primo grande successo, Frank) entra da subito in contrasto con un mondo di etichette e manager che vorrebbero cambiarla per renderla più popolare e con una presenza ossessiva, anche fuori della porta di casa, della stampa scandalistica. Per Amy, raccontata dalla cineasta come allergica alla fama e desiderosa soprattutto di un grande amore e una famiglia (figli compresi), l’incontro con Blake, seduttore e cocainomane, oltre che già impegnato, non fa che accrescere le crisi emotive, anche violente e il bisogno, come via di fuga, delle dipendenze. Demoni sempre più pubblici ai quali il film dà spazio tanto quanto rievoca l’immenso dono autoriale e interpretativo di Amy Winehouse. “Penso che il film sia una straordinaria opportunità di tornare alla sua musica e rendere omaggio alla sua eredità artistica – ha spiegato Marisa Abela – Se ho imparato qualcosa da Amy è essere senza paura”. Una perla del film è la struggente colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis, chiusa dall’intensa Song for Amy.

Aggiornato il 15 aprile 2024 alle ore 19:04