Comparto eventi, il grido di dolore

“Stanno segnando così la fine di 570mila persone, gli addetti ai lavori della filiera degli eventi, li avranno sulla coscienza”.

Dure e chiare le parole del presidente di Feu, l’associazione a difesa del settore degli eventi, Adriano Ceccotti, in risposta alle indiscrezioni uscite a mezzo stampa del Nuovo ristori sostegno firmato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. L’intero comparto degli eventi crolla. Un settore in lockdown da marzo 2020, quello della Event Industry, che fino ad oggi ha percepito un solo ristoro (il primo) e che si trova con l’impossibilità di tornare a lavorare, ma soprattutto con la paura di non ricevere neanche adeguati sostegni.

“Avevamo intrapreso – prosegue Ceccotti – con il precedente governo un importante percorso per la stesura del Ristori5 che avrebbe previsto la possibilità per noi almeno di sperare di riuscire a sopravvivere, attraverso il superamento del codice ateco e ristori dati in base alla perdita di fatturato, ad oggi stando al nuovo DI la fine per molte delle nostre aziende è certa”. La nuova bozza di Ristori infatti pare preveda aiuti legati solo al primo bimestre 2021 (mesi in cui il settore degli eventi, fermo da 377 giorni, fattura meno in assoluto) e non alle perdite di tutto il 2020. E percentuali identiche al Governo Conte. Unica novità, il superamento dei codici Ateco.

Se venisse tutto ciò confermato sarebbe una strage di aziende e partite Iva. Come loro verrebbero colpiti anche il settore del turismo delle città d’arte e quelle del turismo estivo.

Non è una guerra di categoria né tra imprenditori ma l’era delle discriminazioni deve finire. Lo Stato italiano ha il dovere di trattare tutti allo stesso modo. Il settore degli eventi, un comparto dal valore di 65 miliardi di euro rischia così di morire. Già nei giorni scorsi il primo dpcm firmato Mario Draghi aveva gettato nello sconforto tutti: “Restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto – prosegue Ceccotti – comprese le manifestazioni fieristiche e i congressi”.

È certo quindi che non esiste zona bianca né rossa che faccia cambiare le carte in tavola. L’Italia divisa per colori, in base alla curva di contagio, per gli eventi continua ad avere come colore solo il nero, senza sfumature. È da marzo 2020 infatti che lo Stato ha deciso di etichettare 570mila addetti ai lavori, che generano ben il 2,5% del pil nazionale, come causa principale degli assembramenti e quindi di diffusione del virus. Si continua, così a non permettere alle aziende di lavorare e a non riconoscergli ristori.

“Fino ad oggi abbiamo intrapreso la strada del dialogo e della tolleranza, ma se tutto ciò venisse confermato la rabbia di tutti diventerà incontenibile”, termina così Ceccotti. L’articolo 1 della Costituzione italiana recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. E ormai tutto ciò è incostituzionale.

Aggiornato il 25 marzo 2022 alle ore 09:53