Dentro e fuori Piazzetta Cuccia

Un giro vorticoso di azioni tra Fininvest-Mediobanca tramite Unicredit-Generali-Vivendi starebbe riscrivendo lo scenario o meglio il potere economico italiano. Sono molti i nodi da sciogliere dopo la mossa di Marina Berlusconi di cedere la quota del 2 per cento in Mediobanca della holding Fininvest, intascando 174 milioni di euro.

La famiglia Berlusconi fa cassa – osservano nel mondo finanziario milanese – per ricomperare il 5 per cento di Mediaset per circa 160 milioni detenuto da Vivendi, che si è impegnato a vendere, entro l’estate, dopo l’accordo siglato nelle scorse settimane e che ha messo fine al contenzioso di 5 anni di liti. Secondo gli analisti dietro l’uscita della Fininvest non c’è soltanto la questione francese. Dietro l’angolo è apparsa la longa manus dell’imprenditore degli occhiali Leonardo Del Vecchio che ha avuto, nel ruolo di broker, la banca Unicredit che in queste settimane è molto attiva sul mercato sotto la guida del nuovo Amministratore delegato Andrea Orcel e del presidente ex ministro del Lavoro del Partito Democratico, Pier Carlo Padoan.

I movimenti partono da lontano. Da quando Leonardo Del Vecchio è salito con la sua “Delfin” al 13,2 per cento di Mediobanca, chiedendo alla Banca centrale europea di poter raggiungere il 20 per cento. Con il 2 per cento di Fininvest, Del Vecchio si è rafforzato in Mediobanca arrivando al 15,4 per cento. L’aggiornamento di martedì 18 maggio del pacchetto azionario rende il patron di Essilor-Luxottica il primo azionista del Leone di Trieste e si pone al centro di un vasto movimento che vede l’avanzata anche dell’imprenditore romano, Francesco Gaetano Caltagirone e il francese Vincent Bolloré che possiede il 2,8 per cento delle azioni.

Si sta sviluppando così una vasta operazione combinando industria e assicurazioni. La Fininvest era entrata in Mediobanca nel 2007-08 con una quota del 2 per cento che aveva consentito a Marina Berlusconi di entrare nel Consiglio di Amministrazione, ceduto poi al fratello Pier Silvio. Per quanto riguarda l’uscita da Mediobanca, ci sarebbe qualcosa di più della spiegazione di un’operazione “che rientra in una logica di razionalizzazione e di e ribilanciamento del proprio portafoglio d’investimenti finanziari”. Per chi conosce le vicende del “Salotto buono milanese” non sono da escludere due circostanze. La prima è che Bolloré nella fase di scalata a Mediaset si era avvalso, come è emerso dalle indagini della Procura milanese, di Mediobanca. Non un’azione ostile ma solo tecnica si è giustificato l’amministratore Alberto Nagel. Il secondo aspetto riguarda il futuro della banca Mediolanum, della famiglia di Ennio Doris che di Mediobanca ha il 3,3 per cento e di cui Fininvest è azionista principale.

Lo scambio di azioni potrebbe diventare una corsa sfrenata. Fininvest vende il suo 2 per cento di Mediobanca, che lo compera Unicredit girandolo a Del Vecchio che è alle prese con una complicata successione. Per banca Akros anche la famiglia Doris potrebbe cedere la sua quota in Mediobanca. I riflettori sono puntati sulle strategie di Del Vecchio, ancora non ben delineate ma che probabilmente mirano ad un riassetto globale di Piazzetta Cuccia e delle Generali.

Fininvest, saltata Piazzetta Cuccia, può dedicare i suoi impegni a realizzare quel contrastato gruppo europeo con sede legale ad Amsterdam, impedito per cinque anni da Vivendi. Del Vecchio con il suo 15,4 per cento in Mediobanca punta a sistemare la governance delle Generali, dove la banca ex Cuccia è primo socio con il 12,9 per cento e ha appena chiuso i conti del primo trimestre con utili a più 802 milioni, superiori alle attese degli analisti.

Aggiornato il 21 maggio 2021 alle ore 12:46