Tracciabilità totale del cittadino, dall’Ue un plauso all’Italia

L’Unione europea sta spingendo sulla tracciabilità e profilatura totale dei suoi cittadini, una sorta di regolamentazione tridimensionale, che obbligherebbe Enti di controllo (pubblici e privati) a profilare e tracciare ogni movimento logistico, bancario, sanitario, produttivo, giudiziario e amministrativo del cittadino europeo. Per quest’ultimo, qualora si sottraesse (o eludesse di farsi tracciare) scatterebbe il reato di eluzione dalla tracciabilità? Dall’Ue l’impulso a una nuova fattispecie di reato, teso a punire come abusivo ogni movimento del cittadino che miri a nascondere aspetti della propria vita, da quella lavorativa al tempo libero?

Questo è un segnale politico che mira ad abrogare la privacy, entrando a piè pesante nella vita domestica o addirittura intima dell’individuo. Il nuovo reato lo consumerebbe chi non aggiorna alle famigerate normative europee i mezzi tecnici della propria azienda, come gli elettrodomestici di casa (i primi ad essere monitorati dopo l’incentivo del 110 per cento sarebbero i condomini, i proprietari di case indipendenti possono ancora nascondersi), o l’auto e altri vettori di locomozione. Nel mirino soprattutto chi vive abusivamente attraverso prestazioni d’opera artigianali e può essere solo pagato per contanti: meccanici, carrozzieri, falegnami, idraulici, muratori, facchini, commercianti occasionali. Norme già in vigore in Belgio, dove il pagamento di ogni prestazione medica (dal tampone all’acquisto d’un farmaco) deve essere obbligatoriamente tracciata bancariamente: e non si può pagare in contante, pena non ricevere la prestazione. Dettaglio non secondario è che il pagamento (e la tracciabilità bancaria) deve riguardare esclusivamente chi riceve la prestazione medica o acquista un farmaco: quindi, per amicizia, non si può assolutamente pagare con carta elettronica la prestazione da erogare ad una persona priva di tracciabilità bancaria.

Le norme Ue non prevedono generosità ed elemosina, né qualsivoglia aiuto amicale che depisti la tracciabilità. Le norme europee stanno già influenzando la strategia italiana dell’economia circolare. E se ne vede traccia già nelle linee guida del Governo Draghi. Obiettivo non solo europeo ma mondiale (oseremmo dire Occidentale) e rientra nell’Agenda Onu 2030: ovvero la revisione degli strumenti fiscali (basata tutta sulla tracciabilità totale del cittadino) per stringere il mercato del lavoro e delle materie prime nel nuovo sistema di tracciabilità per motivi ecologici. Il postulato che ispira la tracciabilità totale venne partorito dall’Onu quasi trent’anni fa: in sintesi, il primo fattore d’inquinamento è antropico (l’uomo) e il lavoro umano, in qualsiasi maniera s’esplichi, è il primo fattore d’inquinamento del pianeta. Teoria che ha motivato la nascita in Italia (e anche in altre nazioni Ue) del ministero della Transizione ecologica, che dà priorità alla tracciatura totale del cittadino nell’attuazione delle misure previste dal “Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Infatti, i nuovi impianti di trattamento-ecologico, che verranno finanziati con 2,1 miliardi del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, prevedono proprio il riciclo e lo smaltimento di tutto ciò che non è a norma Ue. Al capitolo “rifiuti e riciclo”, il dicastero di via Cristoforo Colombo ha posto le basi della “strategia nazionale per l’economia circolare”. Ovviamente il programma dovrebbe decollare con la gestione dei rifiuti urbani, con varie misure di supporto tecnico ed economico agli enti locali. Ma gli investimenti importanti, legati al Next Generation Eu, mirano a sradicare la nostra tranquilla vita domestica, basata sul cambiare lavatrice e frigorifero quando si rompono (e non sono più riparabili), per proiettarci verso modelli tracciabili (costantemente in rete) di consumo dei beni: ovvero una domotica che costantemente c’imponga d’aggiornare ciò che ci circonda.

Insomma, una vita col continuo patema di possedere un bene non più a norma, o di aver fatto un qualcosa di non tracciato e di poter essere smascherati. In grosse linee la strategia governativa punterà, entro il 2030, a “definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una road map di azioni e di target misurabili di qui al 2040”.

Di fatto il consumatore che si sottrarrà alla tracciabilità potrà essere multato, sanzionato, perseguito, indagato. Quindi addio al regalare frigoriferi e cucine o auto all’amico con problemi economici. E forse anche a fare la spesa per un amico in difficoltà. Ogni bene o passaggio di moneta dovrà risultare presso gli Enti di tracciatura. Su questa nuova frontiera mineraria, una sorta di saccheggio dell’oro, sono puntati gli occhi di vari portatori d’interesse: dalle imprese pubbliche e private alle associazioni ambientaliste, passando per banche, assicurazioni, speculatori internazionali, Amministrazioni locali e partenariati vari. Le nuove norme di tracciabilità allettano il cittadino con incentivi fiscali e riutilizzo di materiali riciclati. Ma il diritto al riuso e alla riparazione non sarà di tutti, prevede precise responsabilità per il cittadino che intende risparmiare smaltendo in discarica l’elettrodomestico rotto e cercando di sostituirlo con uno d’occasione. Perché la tracciabilità totale intende spingere, dicono per motivi ecologici, sul fatto che il cittadino acquisti beni tracciabili (continuamente monitorati) da chi è pagato per spiare le nostre vite, nel caso italiano soprattutto la Pubblica Amministrazione.

Strumento indispensabile per lo spionaggio (la cosiddetta fase di transizione) è il neonato Recer, sistema informatico di tracciabilità che non solo digitalizzerà i rifiuti, ma monitorerà ogni nostro bene, perché per legge arriveremo a dichiarare tutte le quantità allocate nella nostra abitazione (dalla carta alla plastica). Nella presentazione ministeriale hanno spacciato il Recer come “punto d’incontro tra le esigenze della Pubblica Amministrazione (controllo, tracciabilità, legalità) e quelle delle imprese (semplificazione, snellimento delle procedure e certezze delle norme)”. Di fatto il cittadino è nudo, e chi si sottrarrà alla tracciatura potrebbe trovarsi all’indice come Rambo in fuga, alla ricerca d’una intimità che solo la jungla potrebbe regalargli. Il progetto ci giunge la lontano, e lo stesso George Orwell ebbe a rivelarlo all’umanità nel 1948, in una delle sue ultime interviste.

Aggiornato il 01 ottobre 2021 alle ore 12:54