L’inverno (delle riforme) sta arrivando

Il presidente della Confindustria, Carlo Bonomi, ha messo in guardia contro il rischio di uno stallo delle riforme: “La spinta su riforme che aveva contraddistinto la prima fase dell’attuale governo è rallentata – ha detto – ed è una cosa che ci preoccupa”. È difficile non condividerne i timori. La delega fiscale, appena approvata, ha immediatamente suscitato proteste in merito a uno dei criteri direttivi inseriti dal Governo, cioè la revisione del catasto. Il problema, però, è un altro: cioè la sua vaghezza, che rischia di preludere a un intervento magari migliorativo del sistema tributario nel suo complesso, ma probabilmente minimale. Ne ha parlato Nicola Rossi in un’intervista per Il Foglio. Il disegno di legge sulla concorrenza, che avrebbe dovuto essere adottato entro il 31 luglio, è stato rinviato prima a settembre e, ora, alla fine dell’anno. E la Nota di aggiornamento al Def disegna un sentiero di finanza pubblica espansivo, che si affida interamente alla speranza di tassi di crescita sostenuti e alla buona volontà del prossimo esecutivo. Sembra un azzardo, come spieghiamo nell’editoriale Ibl della settimana.

La ripresa dello sforzo riformista è resa ardua dal calendario politico: prima la legge di bilancio, poi l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, infine l’avvicinarsi delle elezioni faranno delle riforme un tema sempre più difficile da maneggiare. E questo pone due domande, una al Governo e l’altra all’Europa. L’esecutivo ha finora cercato di darsi un piglio innovatore: ma fino a che punto resisterà di fronte al richiamo della foresta dei partiti, che già iniziano a dividersi per marcare le rispettive identità? Quanto all’Ue, in principio i fondi del Pnrr sono vincolati non solo all’esecuzione degli investimenti programmati, ma anche all’attuazione delle riforme: se queste venissero meno, avrà Bruxelles la forza di sospendere i finanziamenti? La sensazione è che la finestra di opportunità apertasi col cambio di maggioranza all’inizio dell’anno si stia rapidamente chiudendo. Se il Governo ha delle carte da giocare, deve calarle subito, perché il tempo gioca contro le riforme.

(*) Direttore studi e ricerche Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 09 ottobre 2021 alle ore 11:26