Come votano i partiti sui trattati di libero scambio?

venerdì 15 ottobre 2021


I partiti di Governo tendono a favorire gli accordi di libero scambio, mentre i partiti di opposizione di solito vi si oppongono, indipendentemente dal loro orientamento politico. Il nuovo studio di Epicenter sul comportamento di voto dei parlamentari in materia di politiche commerciali evidenzia la tendenza dei partiti politici dell’Europa meridionale ad opporsi alla liberalizzazione degli scambi per opportunismo politico, non per avversione ideologica. Il discussion paper Raising barriers-transforming attitudes to trade in Southern Europe esamina il processo di ratifica degli accordi di libero scambio (Fta) negoziati dalla Commissione europea tra il 2012 e il 2019, analizzando le ragioni che portano ad opporsi o a ritardarne l’attuazione.

Secondo il paper di Epicenter, tre gruppi tendono ad opporsi al processo di ratifica: 1) le imprese che hanno una presenza consolidata nel mercato, 2) le categorie di lavoratori più sindacalizzate che potrebbero perdere le proprie rendite a causa della maggiore concorrenza e 3) i gruppi ambientalisti. Gli argomenti di stampo protezionistico utilizzati da questi gruppi sono ripresi in maniera opportunistica dai partiti politici, a seconda che siano al governo o all’opposizione. Questo atteggiamento rende più difficile l’adozione di un approccio di principio in favore della liberalizzazione del commercio a livello europeo, poiché gli argomenti contrari sono usati in base alle convenienze.

Le principali conclusioni a cui giunge il Rapporto sono le seguenti:

- tra il 2012 e il 2019 l’Ue ha condotto 16 accordi Fta o bilaterali (solo 3 di questi non hanno richiesto l’approvazione dei Parlamenti nazionali) nell’ambito della politica commerciale comune dell’Ue (Ccp). Il comportamento di voto dei partiti politici nei parlamenti nazionali di Grecia, Italia e Spagna, e dei loro membri del Parlamento europeo, mostra alcune somiglianze, tra cui una tendenza dei partiti al Governo a sostenere gli accordi di libero scambio e di quelli all’opposizione a osteggiarli, indipendentemente dal loro orientamento politico.

- Per i partiti politici che non sono al Governo, il sostegno alla liberalizzazione del commercio internazionale è considerato un rischio politico. Questo porta a una mancanza di appoggio o ad una vera opposizione di principio agli accordi di libero scambio.

- I partiti in tutti e tre i paesi (Grecia, Italia e Spagna) sfruttano le istanze populiste in relazione ai posti di lavoro e all’ambiente e sono sensibili alle pratiche lobbistiche di interessi costituiti. Il Rapporto di Epicenter identifica le questioni (procedurali e sostanziali) che sono spesso utilizzate come motivi per opporsi agli accordi di libero scambio e illustra alcune strategie per affrontarle.

- Per aumentare il consenso alla liberalizzazione del commercio, è necessario attuare delle riforme che affrontino la discrepanza tra perdite concentrate di breve termine (ad esempio, una fabbrica che chiude a causa dell'aumento della concorrenza) e benefici diffusi di lungo termine (ad esempio, prezzi più bassi e una maggiore varietà di scelta per i consumatori). In alcuni casi, i governi possono cercare di compensare i “perdenti a breve termine” della liberalizzazione del commercio, poiché il costo della compensazione è più che bilanciato dai benefici per l'intera economia.

Come afferma Carlo Stagnaro, co-autore del Rapporto e direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni: “Mentre i partiti populisti tendono ad essere ideologicamente contrari al libero scambio, quando entrano a far parte di una maggioranza di Governo sono portati a smussare le loro posizioni. Allo stesso modo, quando i partiti tradizionali si trovano all’opposizione spesso danno voce a posizioni contrarie al libero scambio. Questo fenomeno può essere spiegato dal tentativo di accaparrarsi il consenso di gruppi che credono di stare dalla parte dei “perdenti delle liberalizzazioni”. Tuttavia, mostra anche la scarsa comprensione degli immensi benefici che la libertà di scambio ha dato e continua a dare alle nostre società”.


di Istituto Bruno Leoni