Il terzo ignoto, la disciplina sospesa (dentro i rischi della manovra)

Posto pari a 100 il livello del Prodotto interno lordo (in termini reali) nel 2019, nel settembre di quello stesso anno si immaginava che nel 2024 si sarebbe attestato in prossimità di 105. La strategia di politica economica dell’attuale Governo ruota intorno ad un semplice obiettivo: riportare al più presto il Prodotto interno lordo italiano al livello che si sarebbe (presumibilmente) verificato se la pandemia non ci fosse stata. Non limitarsi, quindi, a recuperare la caduta nel livello del prodotto registrata nel 2020 ma anche la crescita che in quell’anno e nei successivi si sarebbe verificata. Il che giustifica la previsione di un biennio di politiche fiscali espansive – e dunque di ulteriore ricorso al debito – prima che la riduzione del disavanzo strutturale e del rapporto debito/prodotto si impongano come inevitabili obiettivi di medio periodo.

È una strategia legittima e comprensibile. Se si vuole anche un po’ generosa visto che, in termini di Pil pro capite (e quindi di un generico indicatore di benessere), il recupero rispetto alle previsioni formulate nel 2019 potrebbe essere raggiunto già nel 2023. Ma dopo un anno e mezzo come quello appena trascorso un po’ di generosità è scusabile. Ma temiamo sia anche – e il Governo non può non esserne consapevole – una strategia rischiosa, perché fondata su quello che i giuristi chiamerebbero il “fatto del terzo” e cioè la promessa che il Governo che nascerà dalle prossime elezioni (quale che esso sia ma inevitabilmente diverso da quello attuale) farà seguire alla fase espansiva del prossimo biennio una stagione pluriennale di sana disciplina finanziaria.

Se si deve giudicare dal dibattito di questi giorni, è piuttosto facile prevedere che “il terzo” (quale che sia la sua identità) farà quanto nelle sue possibilità per non mantenere la promessa fatta in sua vece (e – è un film già visto – in questi casi la fantasia non conosce limiti). Nei rapporti fra privati, l’autore della promessa sarebbe chiamato a rispondere della eventuale inadempienza del terzo ma questa semplice regola non si applica, come è noto, in politica. Un campo in cui a rispondere sono sempre, comunque e solo i cittadini.

(*) Consigliere di Amministrazione dell’Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 23 ottobre 2021 alle ore 10:52