L’Amministrazione pubblica deve imparare a fare i conti con l’economia

È in grado, oggi, la Pubblica amministrazione di leggere i movimenti dell’economia e indirizzarli secondo gli interessi nazionali? A parte qualche lodevole eccezione, perlopiù concentrata nei dicasteri economici e in qualche amministrazione di settore, la risposta non può che essere negativa. Eppure l’amministrazione del futuro è economica, finanziaria, industriale e deve avere dimestichezza con concetti come eco-sostenibilità e transizione. Il salto da fare è enorme, se si pensa come l’agire pubblico sia spesso lontano dal ragionare per obiettivi, preferendo improntare la propria azione sulle procedure.

Fino a qualche anno fa anche l’intelligence nazionale era scarsamente orientata verso l’economia e la ragione andava ricercata nelle fondamenta stesse del liberismo che si regge sull’iniziativa privata. Era difficilmente ipotizzabile un’attività di controspionaggio dello Stato in favore dei grandi gruppi industriali del Paese, peraltro spesso in competizione fra loro. Oggi però il mondo è cambiato, si pensi alle acquisizioni ostili, alla concorrenza aggressiva e talvolta sleale di alcuni Paesi, alla criminalità organizzata che si muove agevolmente in innumerevoli ambienti, o anche al terrorismo che si sta facendo imprenditoriale. Inoltre, gli hacker da qualunque luogo del pianeta possono provocare danni incalcolabili alle grandi aziende e anche alle Pubbliche amministrazioni, come si è visto di recente. Ben venga, quindi, l’Agenzia per la cyber-sicurezza, che è strettamente collegata alla intelligence economica.

Ma se l’intelligence si muove già in questa giusta direzione, anche perché ha ampi margini nell’assunzione di professionalità specifiche, la Pubblica amministrazione sconta invece un enorme ritardo culturale nel confrontarsi con queste sfide. Manca la consapevolezza che quanto sta avvenendo a livello globale ha ripercussioni anche sul modo di lavorare e sui traguardi che devono essere raggiunti. Il pubblico impiegato francese, tedesco o inglese ha la consapevolezza di lavorare per una grande nazione e che deve concorrere ad assicurare un servizio all’altezza. È sempre così anche in Italia, o invece da noi l’impiego pubblico viene concepito come un rifugio? Nell’agenda del Governo Draghi c’è la costituzione di un pool di persone capaci che sappia utilizzare al meglio l’opportunità offerta dai finanziamenti europei del Pnrr. Per la pubblica amministrazione potrebbe essere l’opportunità tanto attesa di fare un salto di qualità.

Aggiornato il 25 ottobre 2021 alle ore 17:11