Inflazione, Confcommercio: rischio perdite consumi fino a 5,3 miliardi

Inflazione e aumento delle spese obbligate potrebbero ridurre i consumi nei prossimi mesi, con il rischio di rallentare la crescita del Paese. Occorre, dunque, utilizzare presto e bene le risorse del Pnrr e iniziare a ridurre finalmente la pressione fiscale su famiglie e imprese, a partire dal costo del lavoro. Solo così si possono rilanciare investimenti e consumi”.
Queste le parole di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, intervenendo in merito alle stime sugli effetti dell’inflazione nell’ultimo trimestre dell’anno ed elaborati dall’Ufficio studi della Confederazione. In sostanza, l’aumento dei prezzi negli ultimi mesi dell’anno farebbe calare in maniera considerevole i consumi delle famiglie, con una possibile ricaduta negativa sugli acquisti di Natale, oltre a premere sul rallentamento della crescita per il 2022. Più nello specifico, con un ipotetico aumento medio dei prezzi del 3 per cento si potrebbero perdere circa 2,7 miliardi di euro di consumi. Quest’ultimi potrebbero arrivare a 5,3 miliardi con una inflazione al 4 per cento.
“Per il 70 per cento – si legge sul portale di Confcommercio – le perdite stimate sono dovute a immediate riduzioni di potere d’acquisto del reddito disponibile; per la restante parte al minore potere d’acquisto della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquidita e, quindi, non protetta dall’inflazione inattesa. Secondo la stima dell’Ufficio studi è possibile ipotizzare una crescita della quota di spesa destinata a spese obbligate, in ragione dell’incremento dei prezzi dell’energia che si è già riflesso sulle bollette di luce e gas (nonostante i sostegni stanziati dal governo per neutralizzare, in parte, gli effetti di tali aumenti sui bilanci delle famiglie, in particolare di quelle più fragili sotto il profilo del reddito da lavoro).

 

 

Aggiornato il 08 novembre 2021 alle ore 16:20