Golden power e divieto aiuti di Stato

martedì 23 novembre 2021


Dopo l’espansione dei poteri speciali dei governi in materia di controllo degli investimenti esteri e la sospensione della disciplina degli aiuti di Stato, è l’ora di tornare alla normalità. Lo sostengono Federico Riganti (assistant professor in Diritto dell’Economia e Fellow dell’Istituto Bruno Leoni) e Carlo Stagnaro (direttore ricerche e studi dell’Ibl) nello Special Report “Regulation on foreign direct investments and emergency discipline. Critical annotations and alternative proposals”.

Secondo Riganti e Stagnaro, il golden power e altri strumenti di controllo degli investimenti esteri hanno ormai acquisito una dimensione tale da poter essere usati non già come misure a tutela dell’interesse nazionale, ma con fini esplicitamente protezionistici. In più, la sospensione della disciplina degli aiuti di Stato – adottata a livello europeo nel contesto dell’emergenza Covid – ha a sua volta consentito ai Governi di espandere le forme dell’interventismo pubblico nell’economia, a detrimento della concorrenza e della trasparenza. È dunque necessario riportare tali strumenti entro confini fisiologici.

Oltre a ripristinare il divieto di aiuti di Stato, Riganti e Stagnaro suggeriscono alcune modifiche al golden power, sia a livello nazionale sia europeo: “in primo luogo stabilire una soglia comune oltre cui gli investimenti non dovrebbero essere soggetti ad alcuno scrutinio, in funzione della dimensione del mercato. Inoltre, occorre identificare gli attivi veramente strategici e limitare a essi l’applicazione dei poteri speciali. In ogni caso, questi strumenti non dovrebbero applicarsi a nessun investitore europeo”. Per quanto riguarda gli investitori extra europei, “occorre fare una distinzione tra quelli provenienti da paesi che hanno istituzioni democratiche e sono già legati a noi da accordi di libero scambio o altri accordi internazionali – come l’Ocse o la Nato – dalle imprese provenienti da paesi non democratici dove il rapporto coi governi è meno trasparente e dove potenzialmente esse rispondono a logiche politiche e non solo economiche”.


di Istituto Bruno Leoni