Il futuro dell’impresa è nell’analisi dei fenomeni geopolitici

Mentre continua a crescere la rincorsa al posto pubblico e garantito da parte delle giovani generazioni disilluse dalla politica e dalle imprese, il comparto economico e commerciale del nostro tessuto sociale è nel mezzo di un conflitto, che rischia di diventare nucleare, immerso anche tra le incognite della pandemia e dell’emergenza energetica che diviene perennemente sistematica. Viviamo una crisi economica ed energetica che sembra destinata a provocare un effetto domino sui prezzi delle materie prime e dei prodotti agro-alimentari. Siamo esposti sul fronte dell’approvvigionamento energetico e le prime pagine del Sole24 ore degli ultimi giorni riportano titoli anche più ottimistici dalla realtà che emerge dall’ultimo report pubblicato del Centro Studi Confindustria.

Sono in tanti che dopo il voto guardano e aspettano nuove scelte macro-economiche e anche le organizzazioni d’impresa e quelle dei professionisti dell’export e del digital export chiedono di avviare una serie di riforme, evitando di star fermi e di non governare i fenomeni sociali, geopolitici ed economici che stiamo vivendo. Le organizzazioni, (istituzioni, aziende grandi e piccole) necessitano di una strategia in grado di rafforzare competenze, persone, processi, struttura e tecnologia per navigare tra i rischi crescenti di un panorama geopolitico discontinuo e in continua evoluzione. Nei prossimi due decenni è probabile che i conflitti globali andranno ad acuirsi. “Nessuno Stato o Governo sarà in grado di dominare tutte le regioni del mondo, e sarà sempre più ampia la gamma di stakeholder globali che competerà per far avanzare le proprie ideologie, obiettivi e interessi”, rilanciano gli export manager dell’Organizzazione “Uniexportmanager”.

Dalle analisi geopolitiche, diviene chiaro che non ci saranno vincitori statuali globali e il mondo si polarizzerà con le due egemonie prevalenti di Usa e Cina e una serie di potentati come Russia, India, Brasile, ma anche le multinazionali e i colossi finanziari che già oggi dominano lo scenario finanziario, scavalcando quello economico e commerciale. Chi fa impresa, sostiene l’export o lavora per la crescita del commercio internazionale, dei processi di innovazione aziendale e genera politiche di internazionalizzazione deve comprendere l’importanza di agire ora e inseguire una nuova strategia commerciale, sostenibile e innovativa che coinvolga all’interno dei processi dell’impresa esperti di geopolitica, comunicazione, disseminazione e portatori di interessi presso istituzioni pubbliche e private, rivedere le proprie dinamiche di azione economica all’interno di quelle non poche opzioni che sono già chiare ed evidenti.

Il contesto geopolitico globale deve essere compreso non solo da istituzioni e corporate, ma anche e soprattutto da quel 98 per cento di operatori economici che sono le piccole imprese italiane, evitando di restare schiacciati in uno scenario che vede intensificare l’aumento dei costi energetici, delle materie prime, la crescita delle difficoltà della logistica internazionale e ulteriori difficoltà dovute alla mancanza di capacità di creazione di argini economici, digitali e innovativi. L’industria è sotto assedio su tre fronti: ci sono filiere che entrano in difficoltà per i costi dell’energia; altre filiere tengono ma i loro prodotti hanno difficoltà a essere venduti nel mondo e l’educazione dei consumatori continua a non essere pratica con scelte economiche che continuano a prediligere prodotti di bassa qualità ma a costi più competitivi. Le aziende necessitano di investimenti, creatività, nuove figure manageriali e nuove prospettive commerciali ma non ci credono, perché temono la burocrazia e le continue delusioni dovute dalle tante e troppe promesse non mantenute dalla politica. Una situazione che deve essere affrontata con la dovuta attenzione politica, istituzionale e imprenditoriale.

Aggiornato il 10 ottobre 2022 alle ore 09:45