L’Amministrazione pubblica all’epoca del Pnrr

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è ormai considerato come la principale risposta alla crisi sociale ed economica del nostro Paese. Tra gli obiettivi a cui si mira attraverso il finanziamento di più di 235,14 miliardi di euro, tra fondi europei e risorse interne, vi è il rinnovamento di una Pubblica amministrazione ancora non al passo con i tempi.

Il tema dell’efficientamento della Pubblica amministrazione, pregiudicata da interventi normativi che ne hanno impoverito professionalità e competenze, è centrale. E proprio in vista dell’attuazione del piano, che può definirsi un progetto senza precedenti per consistenza degli obiettivi prefissati e volume delle risorse implicate, occorre una Pari-abilitata”. Solo in questo modo, alla domanda se il Pnrr rappresenti una sorta di parentesi nelle vicende del settore pubblico del nostro Paese, destinata a chiudersi nel momento in cui gli investimenti avranno fine, potrà darsi risposta negativa, rappresentando in questo modo il primo vero passo per un cambiamento importante.

I pilastri principali nei quali si sta intervenendo sono:

professionalità: potenziamento delle capacità organizzative del personale pubblico;

digitalizzazione: acquisizione di strumenti e arricchimento delle competenze digitali;

accessibilità: trasparenza e semplificazione dei meccanismi di selezione del personale;

Amministrazione efficiente: sburocratizzazione dell’attività amministrativa.

Tra le ultime decisioni assunte dall’uscente Consiglio dei ministri lo scorso 6 ottobre, c’è l’approvazione di un regolamento che interviene sulla disciplina attualmente vigente in materia di accesso agli impieghi nelle Pubbliche amministrazioni, al fine di consentire la partecipazione ai cittadini di Paesi terzi e garantire l’equilibrio di genere. Ma la volontà di potenziare la politica di empowerment dell’Amministrazione deve essere accompagnata da una costante attenzione al vero cuore della Pa: le persone. In tale prospettiva, i programmi di crescita e di valorizzazione del personale, non solo potenziale ma esistente, sono vitali. Occorre un’analisi vera del fabbisogno umano e delle reali competenze di cui la Pubblica amministrazione necessita, un’analisi che non sia strettamente legata ai programmi e ai consensi politici e finalizzata alla creazione di un’occupazione precaria.

Non bisogna, dunque, cadere nell’equivoco di fondo e limitarsi alla sommatoria delle risorse economiche messe a disposizione per l’attuazione dell’ambizioso piano di riforme. Occorre guardare oltre il 2030 e assumere la consapevolezza che le somme stanziate, seppur cospicue, non saranno mai sufficienti per il completamento della trasformazione desiderata se non si attua una vera e propria mutazione interna. A più di un anno dall’approvazione italiana del piano non c’è più spazio per la fase della proclamazione degli obiettivi, occorre gettare realmente le fondamenta per la concreta realizzazione degli stessi.

Aggiornato il 11 ottobre 2022 alle ore 10:27