Il contorno della Capitale è più importante di ciò che si trova al suo interno

Il contorno della Capitale è più importante di ciò che si trova al suo interno. Mi riferisco a quattro realtà:

1) L’Hub aeroportuale di Fiumicino.

2) L’Hub portuale di Civitavecchia.

3) Lo Stato del Vaticano (realtà fisicamente interna ma per rilevanza strategica ed istituzionale esterna).

4) La rilevante attività produttiva nei tre settori primario, secondario e terziario che trova il suo teatro economico e commerciale nella realtà metropolitana.

L’Hub aeroportuale di Fiumicino nell’arco di soli cinque anni potrà raggiugere e forse superare la soglia di 60 milioni di passeggeri all’anno; 60 milioni che arrivano in tale scalo potrebbero prendere un treno ad alta velocità e raggiugere, in un’ora e un quarto o al massimo in un’ora e mezzo Napoli e Firenze. In realtà, come abbiamo ribadito più volte, questo Hub regala alla domanda turistica oltre il 60 per cento della ricchezza archeologica, artistica ed architettonica a scala mondiale. Tuttavia questa enorme potenzialità, questa rendita di posizione unica ed invidiabile non dispone ancora di un collegamento di tipo metropolitano con la città. Attualmente c’è solo un collegamento di tipo ferroviario che per velocità e frequenza non può considerarsi congeniale ad un simile Hub e, soprattutto, ancora l’Hub non è collegato con il sistema ferroviario ad alta velocità in modo diretto. Invece Milano ed il suo aeroporto Linate, anche se dopo molti anni, grazie alla Legge Obiettivo, dispone di un asse metropolitano che collega l’aeroporto con la Stazione Forlanini e fra un anno con la stazione di San Babila in pieno centro; in realtà Milano, pur non avendo né la dimensione né la funzione di Roma, dispone di un’ottima interazione tra il sistema aeroportuale ed il sistema metropolitano.

L’Hub portuale di Civitavecchia è a tutti gli effetti un altro Hub logistico di grande rilievo strategico nazionale soprattutto per i passeggeri e ciò sia attraverso navi di linea che da crociera; ricordo solo un dato: nel 2021 ci sono stati 1.228.000 di passeggeri di linea e 520mila croceristi. Questo volume di passeggeri è collegato con Roma essenzialmente (circa il 90 per cento) utilizzando la modalità stradale e ciò perché la offerta ferroviaria non è adeguata e non esiste un collegamento di tipo metropolitano integrato con la rete romana, cioè con gli assi metropolitani della Linea A, B e C. Esiste, ripeto, un asse autostradale che però trova sistematicamente un blocco nell’ingresso nell’area urbanizzata di Roma; un blocco che rende anche questo collegamento poco conveniente.

La presenza dello Stato Vaticano si manifesta senza dubbio come un luogo fisico all’interno del sistema “urbano Roma” ma, come detto in precedenza, per la sua rilevanza istituzionale ha una naturale configurazione esterna e non caratterizzata dalle sole funzioni religiose; vestendo invece le funzioni di Stato e quindi con rilevanza esterna ai limitati confini dell’urbano. Anche in questo caso la città vive questa convivenza senza dubbio in modo positivo ma non riceve vantaggi adeguati e, al tempo stesso, non offre adeguati servizi per coloro che sistematicamente visitano Roma perché capitale del cristianesimo. Un turismo religioso scontato che però non trova le condizioni per essere trasformato in una crescente rendita per tutte le attività e le funzioni offerte dalla città.  

La rilevante attività produttiva presente nella intera Regione Lazio trova per quasi il 70 per cento il riferimento commerciale e logistico nella città di Roma. Un bacino quale quello dell’area romana con oltre 3 milioni di abitanti ha un consumo giornaliero di prodotti food superiore a 6 milioni di chili e un consumo giornaliero di prodotti no food superiore alle 10mila tonnellate. Queste quantità, allo stato attuale, vengono movimentate senza alcuna impostazione logistica generando, in tal modo, enormi costi nella fase di distribuzione e di stoccaggio, elevati tassi di inquinamento causati dall’assenza di processi di ottimizzazione del carico per veicolo (appena il 40 per cento), cioè il 60 per cento rappresenta l’incidenza del carico vuoto. Ancora più preoccupante è la dimensione produttiva ed industriale dell’area romana: è statisticamente fra le prime cinque aree produttive del Paese. Un’area in cui si movimenta annualmente una quantità di merci superiore ai 45 milioni di tonnellate e che produce un valore aggiunto, solo per la movimentazione generata, di oltre 1.350 miliardi di euro. Anche in questo caso, per assenza di una cultura imprenditoriale del comparto logistico, il valore aggiunto, generato dal processo di stoccaggio e di movimentazione, produce – per oltre il 70 per cento – benefici in aree regionali esterne sia alla capitale che alla Regione Lazio.

Potrebbero e dovrebbero essere, a mio avviso, queste aree tematiche la base di un confronto sistematico e costruttivo tra Roma Capitale, la Regione Lazio ed il Governo centrale; invece questo confronto non si è mai trasformato in un atto concreto e, purtroppo, in trenta anni non si è riusciti:

1) A completare l’anello ferroviario di Roma.

2) A realizzare un asse che, sciuntando il Grande raccordo anulare, collegasse l’autostrada tirrenica e la autostrada A1 (attraverso la rivisitazione della Pontina).

3) A completare la Linea C della Metropolitana.

4) A collegare l’aeroporto di Fiumicino con la rete ferroviaria ad alta velocità e con la città di Roma attraverso un sistema di tipo metropolitano.

5) A realizzare almeno due piastre logistiche una a Nord ed una a Sud di Roma in modo da lasciare il valore aggiunto prodotto da tali attività nel Lazio.

Speriamo che in questa nuova fase, caratterizzata da nuovi arrivi sia a scala nazionale che regionale (un nuovo Parlamento, un nuovo Governo e fra poco un nuovo Governo regionale), ci si renda conto di quanta sottovalutazione, di quanta indifferenza ci sia stata su una realtà economica che, anche se non infrastrutturata in modo adeguato, partecipa nella formazione del Prodotto interno lordo del Paese per circa l’11 per cento. Penso sia utile meditare a lungo su tale dato per rendersi conto di quanto questo sistema territoriale avrebbe potuto dare alla crescita del Paese se, in questi trenta anni, ci fosse stata, soprattutto a livello locale, una maggiore e qualificata capacità gestionale.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 03 febbraio 2023 alle ore 11:06