Allarme usura ed estorsioni: il report di Confcommercio

La sensazione, tangibile, è quella di un peggioramento dei livelli di sicurezza (nel 2022). Questo quanto espresso da un’impresa su dieci del settore terziario. Un tratto che è più marcato al Sud (16 per cento) per gli alberghi (18,1 per cento), i bar (16 per cento) e nel commercio al dettaglio alimentare (14,6 per cento). Tra l’altro, il valore a Palermo tocca quota 13,4 per cento, a Roma l’11,9 per cento, a Milano il 6,3 per cento. Non solo: “Trentunomila piccole aziende del commercio e dei pubblici esercizi sono oggi ad elevato rischio usura. Con un buon grado di fiducia questo numero si colloca tra 26mila e 46mila unità produttive”. Con tanto di perdite complessive annuali dei settori colpiti: 8,9 per cento del fatturato e del valore aggiunto (7,2 miliardi di euro), per 268mila posti di lavoro regolari a rischio.

Questa la fotografia scattata da una ricerca di Confcommercio. L’usura, nello specifico, è il fenomeno illegale avvertito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9 per cento), seguito dall’abusivismo (21,3 per cento), le estorsioni (20,1 per cento) e i furti (19,8 per cento). Il trend è registrato maggiormente al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare, dove sono emerse percentuali più elevate e dove, in particolare, l’usura è indicata in aumento da oltre il 30 per cento delle imprese. Nella Capitale tale fenomeno è indicato in crescita dal 28,5 per cento degli imprenditori.

Tra le altre cose, più di un imprenditore su cinque, secondo l’indagine dell’Ufficio studi di Confcommercio, ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. E il 10,3 per cento ne ha conoscenza diretta. Il “sentito dire”, viene riportato dal dossier, è più elevato al Sud (31, 1 per cento), a Palermo (31,9 per cento), tra le imprese dei trasporti (29 per cento) e del commercio al dettaglio non alimentare (26,4 per cento), per i bar (26 per cento). Il 16,5 per cento degli imprenditori, inoltre, teme il rischio di esposizione a usura e racket.

Altro aspetto: di fronte all’usura e al racket, il 59,4 per cento degli imprenditori pensa che si dovrebbe denunciare, il 30,1 per cento ammette che non saprebbe cosa fare, il 5,3 per cento pensa di non poter far nulla.

Oltre sei imprese su dieci si sentono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione, in maggior modo per la concorrenza sleale e la riduzione dei ricavi. L’82 per cento delle imprese ha investito in misure di sicurezza, soprattutto in sistemi di videosorveglianza e di allarmi antifurto. La percentuale è più alta nel Nord-Est (84,4 per cento), per gli alberghi (93,7 per cento) e le tabaccherie (86 per cento).

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, intervenendo alla decima Giornata nazionale di “Legalità, ci piace!”, commenta: “È preoccupante ritrovarci qui anche quest’anno a osservare che, tra le diverse categorie di criminalità che colpiscono i nostri settori, è l’usura a essere il fenomeno illegale percepito ancora in maggior aumento dagli imprenditori. Sia chiaro: non c’è un fenomeno criminale “preferibile” a un altro. Basti pensare alle implicazioni violente delle rapine o ai danni enormi in termini economici e di reputazione che provocano contraffazione e abusivismo. Tuttavia, è evidente come proprio l’usura sia un fenomeno insidioso e particolarmente doloroso. E rischia di essere circondata da un silenzio assordante, dalla difficoltà di denunciare e dall’incapacità di uscirne con le proprie forze”.

“I fenomeni criminali, in particolare quelli come l’usura – va avanti Sangalli – si nutrono delle crisi, personali e sociali. Gli strascichi dell’emergenza pandemica, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura. Anche per questo, quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo “salvagenti” per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla “pinna” della criminalità organizzata”.

“Certo – ribadisce Sangalli – noi l’abbiamo sempre detto e lo ripetiamo oggi: denunciare si deve, si può e conviene. Si deve, perché è un dovere civile. Si può, perché è una scelta di cui ciascuno è responsabile. Ma anche conviene, perché il costo complessivo dell’illegalità per commercio e pubblici esercizi è di 24 miliardi di euro sul fatturato. E guardate: sono perdite subite dal settore regolare, a cui vanno ad aggiungersi anche i costi per le spese difensive e la cybersecurity. Nel complesso, perciò, i nostri imprenditori hanno perso quasi 34 miliardi lo scorso anno, e sono stati messi a rischio quasi 270mila posti di lavoro regolari. Contrastare questi fenomeni significa togliere un freno alle nostre possibilità di crescita come Paese”.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sul tema riferisce che i numeri sull’usura “fanno registrare una crescita del fenomeno e danno l’idea della tragedia; al di là di questo aspetto, dietro c’è la criminalità organizzata che ha disponibilità finanziaria. Dobbiamo fare il possibile per rintracciare questi fenomeni. C’è una fiducia crescente nei confronti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, serve più sensibilizzazione e formazione; il sommerso è legato anche alla volontà di tenere per sé la tragedia che si sta vivendo. Bisognerà pensare anche ad un sostegno psicologico individuale. Gli strumenti ci sono, possono non essere esaustivi ma ci sono, anche se va studiato un salto di qualità”.

Aggiornato il 28 marzo 2023 alle ore 13:56