Direttiva “case green”: un frutto avvelenato

mercoledì 6 dicembre 2023


Questo volume fa parte della collana “Biblioteca della proprietà”, promossa da Confedilizia. Prende l’occasione dalla direttiva sulle case green e in genere dall’andazzo ecologista dell’Unione europea per riproporre l’importanza e la necessità della proprietà, non solo in generale, ma anche per l’ambiente. Per far questo, deve superare due luoghi comuni propagandati: il primo che la proprietà privata comporti necessariamente peggioramento dell’ambiente, mentre quella pubblica no, o quanto meno lo comprometterebbe in misura minore; dall’altro il riflesso condizionato anti-proprietario, in particolare da Karl Marx in poi che, dopo il crollo del comunismo, ha scelto la tutela dell’ambiente come ragione fondamentale del proprio livore. Come scrive nell’introduzione Guglielmo Piombini, l’obiettivo “politico principale delle classi politico-burocratiche occidentali, appoggiate dai media e dagli intellettuali (è) usare la confisca, il clientelismo, la centralizzazione e la coercizione per combattere il cosiddetto cambiamento climatico”. E così aumentare (e giustificare) il proprio potere. A tale proposito sostiene Carlo Lottieri che “la direttiva detta case green è soltanto l’ultimo frutto avvelenato di un’idea pervertita di Unione europea e, oltre a ciò, dello stesso declino del diritto”.

Tra le due mende, la più interessante è quella del “declino del diritto”. Questo è assorbito dalla legislazione, cioè dalle norme emanate dal principe, che hanno assunto, nello Stato moderno, un ruolo esclusivo (o quasi). Questo a scapito della concezione romana del diritto il quale, oltre alle leges, alle constitutiones, ai senatus consulta era “costituito” dai responsa prudentium, dagli edicta dei Pretori, dai mores maiorum. Cioè era un sistema pluralista e non (quasi del tutto) monopolizzato dallo Stato. Oltretutto, negli ordinamenti giudiziari continentali, fino a meno di un secolo fa, privo di quello che Maurice Hauriou chiamava, per quello degli Stati Uniti, la super legalité constitutionnel che garantisce la società civile dall’invadenza dello Stato.

Nell’individuare la ragione di tale bulimia pubblica, Lottieri scrive che “alla base di tutto questo, allora, c’è l’antica, antichissima questione del potere. Perché non c’è dubbio che il potere esiste e una delle sue manifestazioni più caratteristiche consiste proprio nella capacità da parte di alcuni (dominatori) di estrarre le risorse di altri (dominati)”. Come gli italiani tartassati da un fisco predone coniugato ad un’Amministrazione sgangherata, conoscono bene. Restando nei limiti di una recensione, da ricordare tutti i contributi degli autori che hanno affrontato i diversi aspetti del problema. È opportuno fare comunque un’eccezione per quello di Alessandro Vitale, già dal titolo assai attraente: “Dall’economia verde a una società al verde”. Scrive Vitale nella post-fazione che “questo libro mette il dito nella piaga della legislazione e della regolamentazione, nel fondamentalismo ecologico e nella bulimia regolatoria europea – che minacciano di non avere limiti – giustificate con la crisi climatica globale” e prosegue che in realtà questo “è funzionale ai pianificatori di ogni colore per un rimodellamento della società secondo i loro desideri (l’uso delle espressioni “cambiare il mondo” e “nuovo mondo” è infatti molto frequente)”. Peraltro, l’obiettivo dell’ambientalismo radicale è “il controllo e in prospettiva l’annientamento della proprietà, del mercato, dell’economia libera. L’ambientalismo, infatti, ignorando il ruolo del meccanismo del libero mercato, dei prezzi e della proprietà privata nella conservazione e nell’aumento delle risorse naturali, finisce sempre per perorare la causa di un’economia pianificata, interventista”.

Carente di sicuri presupposti, l’ideologia ambientalista non considera le esigenze sociali che sacrifica “di occupazione, di costi per i meno abbienti, di prezzi troppo elevati per i salari medi”. E così conduce al verde la comunità. Nel complesso, un libro che possiede il pregio più importante in un’epoca di “politicamente corretto”: la demistificazione.

(*) La proprietà e i suoi nemici a cura di Sandro Scoppa, Tramedoro, Bologna 2023, pagine 110, 10 euro


di Teodoro Klitsche de la Grange