#Albait. La libertà, le bollette e gli italiani che non sono cornuti

Gli italiani amano la libertà. La amano al punto che la criticano con tutte le armi che la libertà consente loro. E lo fanno anche mentre creano mondi inesistenti. Una delle frontiere di questo disprezzo per la libertà, che tanto amano, è la paura che la lotta degli ucraini per la libertà di tutti possa far aumentare le bollette dell’elettricità, del gas, dell’acqua. In realtà, il prezzo del gas sui mercati internazionali è sceso sotto i 25 euro. È una buona notizia per le tasche degli italiani. Eppure, nonostante il costo della materia prima energetica si sia ridotto a un quarto rispetto all’inizio della guerra in Ucraina, il problema dei bilanci familiari resta enorme. Gli ultimi due anni hanno visto i beni di prima necessità salire di prezzo vertiginosamente. Il carrello della spesa è praticamente raddoppiato. Questo, a giudicare dallo scontrino medio pagato alle casse dei supermercati. Non c’è bisogno di un istituto di ricerca per scoprirlo, basta frugare nelle giacche che non mettiamo da un po’ e fare un raffronto con l’oggi.

Eppure, nonostante l’impoverimento delle famiglie, a protestare sono gli imprenditori. Che siano agricoli o della distribuzione, del settore sanitario o industriale, le imprese chiedono contributi e certezze sulla redditività. Come se fossero impiegati pubblici e non gestori accorti del rischio d’impresa. Al contrario, i salariati e le partite Iva, uniti dal fragile destino di dipendere da imprenditori in preda a insicurezze economiche, chiedono piccoli aggiustamenti e qualche concessione sulla sicurezza sul lavoro. La propaganda ormai trentennale sulla competizione sui costi e non sull’innovazione ha prodotto questa mostruosità sociale. L’Italia perde posizioni in termini di valore aggiunto e competitività. Il Governo celebra l’aumento del tasso di attività e l’aumento dei posti di lavoro, ma i redditi sono al palo. Il monte salari non cresce, specie se lo raffrontiamo all’indice dei prezzi. Le partite Iva continuano a lavorare agli stessi prezzi di dieci anni fa, senza ferie, senza contributi utili ai fini di una pensione degna, senza assicurazione sociale. Ecco perché il salario delle famiglie è in grave crisi ed ecco perché il risparmio scende piuttosto velocemente.

Non solo. Il fronte degli investimenti privati è sempre più sostituito dagli investimenti pubblici. Non occorre nemmeno qui uno studio approfondito per capire che l’efficienza degli investimenti pubblici è molto minore rispetto a quelli privati. Con in più il problema del fenomeno di spiazzamento, prodotto dalla necessità dello Stato di finanziare le proprie attività, spesso discutibili. L’Amministrazione deve reperire sempre nuovi capitali, sia attraverso la pressione fiscale che attraverso l’assorbimento del risparmio, con buoni del tesoro o postali che entrano nei cassetti della popolazione più benestante. Il fatto che nel mercato non si rifletta la riduzione del carburante e del gas indica chiaramente che abbiamo scarsa capacità di rendere trasparente il mercato. Lo Stato italiano protegge ampi settori produttivi che assomigliano sempre più a monopoli. È il frutto avvelenato delle privatizzazioni fatte senza liberalizzare niente. Si aggiunga, a questo approccio sconfortante, la costante voglia di controllare ogni aspetto della vita privata dei cittadini da parte delle Amministrazioni pubbliche e della politica. Salvo poi lamentare le attenzioni di un hacker istituzionale nei confronti di questo o quel politico. Dei cittadini, poco importa.

Ultima occasione di questa lunga serie di spoliazioni a danno delle famiglie è la lunga marcia delle Regioni e dei Comuni, con la benevolenza statale, per privatizzare l’acqua. L’acqua in realtà non può essere privatizzata, per questo il decisore politico ha deciso di seguire l’idea retorica di privatizzare solo le reti di distribuzione. Ridotte peraltro a un colabrodo. Già sappiamo che i privati prendono in gestione la rete così com’è, senza nessun impegno a riparare nemmeno un rubinetto, che non rientri nell’ordinaria amministrazione e che, in ultima istanza, sarà pagata sempre e comunque dagli utenti del servizio idrico. Con prezzi che promettono sempre salite vertiginose. Ecco, in definitiva, come ogni aspetto della vita quotidiana di ciascuno di noi sia collegato agli altri. E tutti insieme sono collegati alla guerra in Ucraina, alle bizze di esponenti militari, della pseudo accademia, di celebrità attempate in cerca di nuovi cinque minuti di esposizione, rendendosi utili al regime totalitario contemporaneo di marca russa.

La libertà non è un elemento isolato della nostra vita. La libertà mette insieme amore, passioni, qualità della vita, diritti civili, acqua, gas, elettricità e carrello della spesa. La libertà richiede una certa coerenza, considerato che se si basa sul fare le corna, difficile non portarle. Se qualcuno lancia bombe per desiderio di conquista, la libertà è minacciata e l’intera vita quotidiana di ogni cittadino europeo, l’unico che possa definirsi veramente libero, nel mondo, viene investita da una serie di conseguenze nefaste.

È per questo che una seria politica antitrust anzi, meglio ancora, a tutela della libertà e del mercato è necessaria. Nel frattempo, per gli stessi motivi, dobbiamo sostenere l’Ucraina, aggredita da un grande nemico della società occidentale: Vladimir Putin. E chi pensa che si possa essere accomodanti con Putin, con i monopoli e non avere le corna, beh, si illude.

Aggiornato il 14 marzo 2024 alle ore 13:10