Le aziende soggette a Irpef o Ires

La legge italiana sulle società permette all’imprenditore di scegliere fra diverse classificazioni di imprese. Il Codice civile disciplina le varie tipologie di società commerciali che possiamo racchiudere in due macro-gruppi:

– società di persone;

– società di capitali.

Fanno parte delle società di persone le società in nome collettivo (snc), le società in accomandita semplice (sas) e le società semplici (ss) che però non possono svolgere attività commerciali. Il reddito prodotto da queste società è tassato in capo ai soci e non in capo alla società. La società paga solo l’Irap, mentre assegna il reddito ai soci e questo sarà tassato ai fini Irpef in capo ai soci. Non conta in Italia se quel reddito sia stato effettivamente versato ai soci o sia rimasto in società. La normativa tributaria prevede una tassazione a prescindere. Se poi questo reddito è prelevato in un secondo momento, non ci sarà una ulteriore tassazione.

Le società di capitali sono, invece, la società a responsabilità limitata (srl), la società in accomandita per azioni (sapa), la società per azioni (spa), consorzi e cooperative. La più diffusa in Italia è la srl con l’aggiunta della sottocategoria delle società a responsabilità limitata semplificata (srls). La sapa è poco utilizzata, mentre le spa rappresentano un modello utilizzato per le società medio grandi e quotate in Borsa.

Il reddito delle società di capitali è tassato in capo alla società insieme all’Irap. L’imposta che sconta è l’Ires. Quindi le società di persone hanno un reddito soggetto ad Irap e Irpef, mentre le società di capitali sono soggette a Irap e Ires. Lasciando da parte per un attimo l’Irap e concentrandoci sulle differenze fra la struttura Irpef e Ires, vediamo che le due imposte hanno un comportamento totalmente diverso. L’Ires ha una imposizione flat a unica aliquota di imposta al 24 per cento. Non conta il livello di reddito che ha raggiunto la società. L’imposta è del 24 per cento sul totale imponibile, cioè sul reddito fiscale. L’Irpef, invece, è un’imposta progressiva. Cioè l’aliquota aumenta con l’aumento del reddito imponibile per scaglioni. In pratica, la prima fascia di reddito è tassata con un’aliquota, l’eccedenza fino al limite della seconda fascia ha un’aliquota maggiorata e così via di scaglione in scaglione.

Di seguito (vedi qui) la tabella con le aliquote 2023 Irpef e i vari scaglioni di reddito con le relative aliquote. Alla base della norma c’è il principio di una tassazione maggiore per i redditi più alti, mentre l’imposizione deve essere limitata sui redditi più contenuti. Se per esempio, il reddito attribuito al socio è 24mila, questo sarà tassato sui primi 15mila al 23 per cento e sull’eccedenza al 25 per cento: 15mila x 23 per cento + (24mila-15mila) x 25 per cento = 5.700 pari a un’aliquota media del 23,75 per cento.

L’Ires, invece, è fissa la 24 per cento. Questo significa che esiste un livello di reddito dove la tassazione Ires è identica a quella Irpef. Il grafico (qui i dati) mostra questo punto. Oltre il livello dei 20mila euro l’Ires diventa più conveniente dell’Irpef. Questo dimostra che non è vero che le società di persone siano sempre più convenienti. Anzi, in alcuni casi sono ampiamente sconvenienti, perché scontano imposte maggiori. Ogni azienda deve valutare bene la propria situazione e simulare la propria condizione, per capire se si trova in una posizione di pressione fiscale elevata o meno. A questo discorso vanno poi aggiunti altri aspetti, come il livello dei compensi amministratori, il numero dei soci, le relative partecipazioni.

Aggiornato il 15 marzo 2024 alle ore 11:09