Crowdfunding: evoluzioni normative

venerdì 19 aprile 2024


Nell’ottobre 2020 l’Unione europea ha introdotto il Regolamento europeo 2020/1503, denominato Ecsp (European Crowdfunding Service Provider), che stabilisce nuovi elementi riguardanti l’autorizzazione, l’organizzazione e la supervisione dei “fornitori di servizi di crowdfunding”. Il regolamento a cui tutte le piattaforme si sono dovute uniformare entro il 10 novembre 2023, ha introdotto regole più uniformi a livello comunitario. In particolare il regolamento prevede che:

1) Tutte le piattaforme di crowdfunding rispettino le nuove regole in termini di controlli interni, governance, idoneità dei membri interni, nonché il processo di due diligence sulle nuove iniziative;

2) Tutti i dettagli chiave degli investimenti e delle iniziative siano divulgati in un prospetto standardizzato chiamato Kiis (Key Investment Information Sheet);

3) Si disponga di un passaporto europeo per operare in altri Paesi Ue;

4) Le piattaforme possano offrire mini-obbligazioni agli investitori al dettaglio, mentre non sarà permesso loro di vendere quote di Organismi di Investimento Collettivo;

5) L’accesso alla raccolta di capitale tramite il crowdfunding di equity sia esteso a tutti i tipi di aziende (mentre prima era riservato solo alle Pmi e alle start-up innovative).

L’entrata in vigore del regolamento e il suo recepimento nel nostro Paese non è stato privo di difficoltà, sia a causa dei requisiti più stringenti richiesti dalle autorità nazionali competenti, sia a causa dei ritardi nell’assegnazione delle licenze. I benefici introdotti dal regolamento europeo, tuttavia, sono chiari e includono una maggiore trasparenza e protezione degli investitori (specialmente quelli non professionali), nonché la promozione di un mercato unico e transfrontaliero. I problemi sollevati dagli operatori italiani riguardano le garanzie aggiuntive richieste dagli organi nazionali su profilo e ammissibilità degli investitori e la necessità di avere un bilancio certificato da un revisore contabile (il che li rende intermediari finanziari a tutti gli effetti). A questo si aggiunge il fatto che nel nostro Paese non è al momento autorizzato il mercato secondario (il che riduce sensibilmente la liquidità degli investimenti) né la possibilità per gli investitori retail di sottoscrivere titoli di debito come i minibond.

Si prevede che nei prossimi mesi il processo di trasformazione del mercato del crowdfunding continuerà con un ulteriore impulso verso il consolidamento e la formazione di super-piattaforme con scala sempre più europea. Da un lato la maggiore concentrazione rischia di trasformare i piccoli player in piattaforme di raccolta fondi, con processi standardizzati per gestire il volume delle transazioni e incrementare i ricavi commissionali da parte dei player maggiori, che ne controllano la maggioranza. Dall’altro lato, è attesa una crescente frammentazione in nicchie altamente specializzate per geografia, tipo di utente, modello di finanziamento e tipologia di operazione, in direzione di una crescente modularità della piattaforma al fine di soddisfare le esigenze uniche delle diverse tipologie di investitori.


di Davide Battisti