La popolazione a rischio povertà: il rapporto di Unimpresa

Quasi un 15 per cento della popolazione a rischio povertà. Più precisamente, ammonterebbero a oltre 8 milioni e mezzo gli italiani “che rientrano nell’area di disagio sociale e quindi vivono in una condizione economica fortemente precaria”. È quanto viene a galla da un rapporto del Centro studi di Unimpresa.

Paolo Longobardi, presidente onorario di Unimpresa, dice: “Ci concentriamo su questo fenomeno da quasi 10 anni. La vera sfida del Governo, che comunque sta operando in maniera positiva, ancorché non pienamente soddisfacente, sta nell’arrivare a fine anno con questo numero, quello dell’area di disagio sociale, più contenuto rispetto all’attuale 8,5 milioni: serve una traiettoria nuova, un cambio di passo verso un orizzonte diverso. È un obiettivo ambizioso, ma a nostro avviso raggiungibile. Si tratta – continua – di creare le condizioni affinché le imprese possano crescere, investire e creare nuova occupazione. La ricetta è semplice: meno burocrazia e meno tasse, con una quota consistente di incentivi per chi crea nuova, stabile occupazione. Il consiglio dei Ministri in programma è una occasione formidabile anche da questo punto di vista”.

In base all’analisi, sulla scorta di una elaborazione dei dati Istat, l’area di disagio sociale – riporta una nota – “corrisponde al 14,4 per cento della popolazione: si tratta di 8,5 milioni di persone sul totale di 59,1 milioni di cittadini italiani. Il fenomeno osservato da Unimpresa riguarda principalmente i disoccupati e i working poor ovvero lavoratori precari o sottopagati: in particolare, questo bacino, negli ultimi anni, ha alimentato la fetta di poveri assoluti: infatti, se i poveri, a partire dal 2005, sono più che raddoppiati, salendo da 2,4 milioni a 5,6 milioni, i “working poor” sono passati, negli ultimi anni, da 10,4 milioni a 8,5 milioni: un “saldo” negativo di 2,2 milioni che va letto come un passaggio da un’area a rischio alla povertà assoluta”.

Ancora Longobardi: “Mentre vanno definiti sostegni, misure emergenziali e misure per il reinserimento a livello occupazionale per i poveri, è dunque indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficoltà peggiori ancora di più”.

Aggiornato il 29 aprile 2024 alle ore 15:46