Renzi due, la vendetta

Visto che a giugno non si può comunque votare, Matteo Renzi pare aver deciso che si debba andare al congresso rapidamente per arrivare alla fine dell’estate con una nuova investitura a leader del Partito Democratico in grado di consentirgli di preparare liste elettorali piene di gente fidata ed escluse ai nemici e agli alleati interni più infidi. L’obiettivo finale, ovviamente, è di tornare a Palazzo Chigi alla guida di un Governo destinato a durare l’intera legislatura e fondato su un’alleanza con Silvio Berlusconi.

La strategia che Renzi ha messo a punto durante le settimane di ripensamenti e riflessioni passate lontano dalla politica romana conferma la sensazione che l’ex Premier non sia riuscito ancora a metabolizzare la sconfitta del 4 dicembre dopo averne colto la ragione più profonda. Che non è stata la ripulsa del sessanta per cento degli italiani per una riforma costituzionale fatta con i piedi da dilettanti allo sbaraglio, ma che è stata la reazione istintiva della stragrande maggioranza del Paese contro la pretesa dello stesso Renzi di subordinare gli interessi generali del Paese al suo personale e smodato interesse a diventare il dominus incontrastato della scena politica nazionale.

Renzi non ha metabolizzato la sconfitta perché non ha capito che gli italiani hanno respinto il suo egocentrismo esasperato. E proprio perché non ha colto la ragione più profonda della batosta referendaria, ora ha messo a punto una strategia che ha come ispirazione esclusiva proprio il proprio egocentrismo esasperato. Renzi pensa a se stesso e se ne infischia dei problemi del Paese. È questo il messaggio di fondo che viene dalla decisione di anticipare il congresso per sbarazzarsi dei rivali interni e di andare alle elezioni anticipate ad ottobre, non perché il voto autunnale può essere utile alla società nazionale ma solo perché gli può consentire di fare liste di fedelissimi con cui tornare a Palazzo Chigi ed essere il dominus della prossima legislatura.

Può essere che, a differenza del referendum, questa volta la fortuna possa aiutare l’audace. Ma è più probabile l’inverso. Perché il giocatore perdente che s’incaponisce ad evocare la fortuna provoca inevitabilmente la propria rovina. Fosse solo la sua ce ne faremmo una ragione. Ma è quella del Paese. E per questo bisogna che la strategia reziana fallisca!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:54