L’alleanza della vergogna

Pensate voi cosa avrebbe gridato la sinistra se, per fantasia, fosse stato Berlusconi ad unirsi con Grillo pur di fare un governo contro. Immaginate cosa sarebbe uscito sui giornaloni e dalle bocche dei cattocomunisti e postcomunisti. Avrebbero riportato tutte le accuse reciproche, le frasi di disprezzo, le testimonianze di incompatibilità e denigrazione dell’uno verso l’altro, avrebbero infine invocato la piazza e tempestato il Colle sulle interpretazioni della Carta, per il diritto al voto.

Non solo, avrebbero urlato al golpe, al conflitto d’interesse, alle pagliacciate di Grillo, alle sventure delle giunte di Roma e di Torino, gridato ai quattro venti la pericolosa incapacità di “Giggino” unita agli interessi del Cavaliere. Insomma, sarebbero stati capaci di tutto di fronte al voltafaccia vergognoso di chi fino a ieri si detestava e oggi si unisce nel nome della stabilità, della salvezza del paese, del rapporto con l’Europa, della ricerca di una maggioranza purché sia.

Bene, questi signori, questi Nobel dell’ipocrisia e del ribaltone, senza pudore, senza la minima vergogna, il minimo senso di considerazione per la volontà popolare, dopo essersi insultati e attaccati selvaggiamente, oggi lo fanno, si alleano solo per la paura del voto che hanno. Da una parte Grillo, quello del vaffa verso tutti, dell’andiamo soli perché i grillini mai si mischieranno con la casta, quello che aveva definito Renzi un avvoltoio, dall’altra gli eredi del Pci che ai pentastellati in questi mesi ne hanno strillate di irripetibili.

Come se non bastasse, l’alleanza dell’amore ritrovato, della passione finalmente, è la stessa che gli italiani hanno punito, cacciato a pedate nel sedere, sconfitto ad ogni tornata elettorale, fino a ridurla al lumicino nei voti e nei sondaggi. Il Pd, infatti, a partire da marzo 2018 quando dalle urne uscì con un cappotto, ha preso alle Amministrative bastonate ovunque, i grillini da allora ad ora sono precipitati dal 33 per cento al 17.

Eppure per via della democrazia parlamentare, di un obbligo che nessun articolo della Carta impone, con la scusa che un nuovo voto sarebbe troppo, uno strappo alla stabilità, oggi si alleano per senso di responsabilità, non è vero, vogliono solo impedire la vittoria del centrodestra.

Ma se ciò non fosse sufficiente vogliamo parlare della discontinuità sbandierata? Sarebbe Conte? Il capo di un governo che per il Pd è stato un fallimento desolante? Oppure Di Maio e Bonafede? Per non dire dei grillini che saranno confermati, e dei ministri pd che furono bocciati nel marzo 2018.

Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò, questa è una vergogna politica, è il peggiore dei ribaltoni, una forzatura orribile che gli italiani pagheranno cara, a partire dalla finanziaria.

Cosa potranno fare di alternativo a ciò che sono? A quello che hanno sempre fatto? Proposto e immaginato? Nulla se non la solita politica della tassa e sperpera, dell’assistenzialismo clientelare, dello statalismo deteriore, di un ossequio supino all’Europa sempre maggiore. Del resto, quali sono i cavalli di battaglia dell’alleanza grillino-comunista? Gli 80 euro, il reddito, la prescrizione e i 5 miliardi l’anno bruciati per l’immigrazione, il blocco dei cantieri e i decreti salva banche, la voluntary disclosure per i grandi evasori e il tormento fiscale per i piccoli imprenditori.

Questo faranno mentre si spartiranno le poltrone, parleranno di Sud e di lavoro per i giovani figlioli e intanto approveranno lo jus soli, metteranno tasse per dare soldi ai nuovi carrozzoni che giustificheranno per il bene degli italiani. Cari amici se fosse un noir saremmo all’omicidio perfetto, purtroppo lo faranno e ne usciremo bastonati. Sarà importante, però, almeno non uscirne smemorati.

Aggiornato il 27 agosto 2019 alle ore 12:55