Il Cantico anti-cristiano di Benigni a Sanremo

martedì 11 febbraio 2020


Il Cantico dei Cantici è sempre stato un testo imbarazzante per gli stessi esegeti biblici. In quel testo c’è l’amore profano, l’erotismo, e non c’è l’amore sacro. C’è insomma la carne e non lo spirito. La collocazione nella Bibbia di quel testo, che ad occhi moderni è francamente profano, ha spinto alcuni esegeti a tentarne interpretazioni metaforiche e simboliche, spesso assolutamente ridicole. Secondo una di quelle interpretazioni, il maschio in fabula sarebbe Cristo e la femmina sarebbe la Chiesa. Ma non meno risibile (e certamente più spregevole) è l’uso propagandistico che ne ha fatto Roberto Benigni (e la Rai, a corto di audience), durante il Festival di Sanremo, a beneficio dell’odierno dissacrante e trasgressivo “spirito del tempo” oltre che delle lobby Lgbt.

Quello che sfugge a molti – a mio avviso – è che gli antichi, e gli stessi pagani, almeno negli strati sociali colti – come è evidente in Platone pressappoco coevo del colto autore (o autrice) del Cantico dei Cantici – non separavano l’amore fisico da quello “spirituale”. Per loro erano una sola cosa. Solo i moderni nichilisti si sforzano di negare del tutto ogni dimensione spirituale e la negano in particolare all’amore e al sesso negandone l’evidente anelito alla trascendenza (intesa anche laicamente come fuoriuscita da sé). Li riducono a godimento fisico e a fatuo “divertimento”. Il nuovo padrone dello spirito del tempo, al cui servizio operano – per condivisione ed interesse – molti “operatori mediatici” e i moderni giullari (tra i quali Benigni spicca per astuzia) non è il capitalismo (tecnico, finanziario o altro) come pensa qualcuno ma è semplicemente il nichilismo (più o meno gaio). La diffusa pulsione di distruzione – forse fine a se stessa – della tradizione, del passato, del concetto stesso di natura, di verità e, soprattutto di limite, è divenuta lo spirito del nostro tempo. La trasgressione permanente e illimitata si giova di un’indiscutibile egemonia mediatica, ha l’imprimatur del sottosuolo filosofico neo-marxista e post-modernista (definibile come nichilista e relativista assoluto in quanto nega la nozione stessa di valore) e, in più, promette, sia pure illusori, godimenti permanenti. Cosa si vuole di più?

Il silenzio della Chiesa sulla dissacrante performance di Benigni non è perciò dovuto solo all’imbarazzo per un testo appunto imbarazzante. Esso è dovuto anche alla bizzarra alleanza tattica degli attuali vertici vaticani con il mondo “progressista” e mediatico sulla base del pauperismo terzomondista e del mondialismo “no-border”. Bergoglio probabilmentesa di avere bisogno dell’egemonia progressista sui media ai fini della sua lotta moralizzatrice alla corruzione ed al lassismo diffusi in Vaticano. Se non che quel mondo progressista è anche edonista, materialista e, tra l’altro, “no-gender”, e quindi radicalmente anti-cristiano. Il cristianesimo, come ogni religione, almeno in etica, pone, rappresenta e afferma proprio “il Limite”: non è forse Dio anche una metafora del Limite supremo? Esso non è perciò compatibile, oltre un certo limite, con lo spirito del tempo, oggi progressista. Santo Padre, come la mettiamo?


di Lucio Leante