I virologi adesso credono di essere pm d’assalto

L’importante è avere qualcuno o qualcosa contro cui lottare e in seguito vantarsi di averlo fatto. In principio, erano i magistrati antimafia, poi sono arrivati quelli anti-corruzione, poi tutti e due insieme. Loro non applicavano la legge in maniera giusta e rigorosa, no. Loro “lottavano”. Specialmente per farlo sapere alla gente in televisione. Gli addetti ai lavori, nelle forze dell’ordine e nei servizi chiamavano, questo sgomitare in toga con un’espressione sarcastica: “L’Olimpiade delle indagini”.

Da lì, alla tentazione di scendere nell’agone politico, il passo era stato inesorabilmente breve. Dovevano mettere in “pagamento sociale” i propri meriti. Veri o presunti. Dato che poi, a dirla tutta, i loro colleghi che avevano rischiato e pagato personalmente per davvero erano, nel frattempo, morti da anni. E quando erano vivi, si guardavano bene dal sollecitare tanto clamore mediatico. Spesso, anzi, venivano persino isolati e talvolta pure diffamati dagli altri magistrati del giro correntizio sull’asse Anm (Associazione nazionale magistrati) – Csm (Consiglio superiore della magistratura). Giovanni Falcone ne sapeva qualcosa.

Ora, però, tutto ciò rischia di restare un vecchio ricordo. Dato che un nuovo tipo di “mostro” è sceso sulla terra, quello degli esperti di virus che, da quando è scoppiata questa epidemia, hanno fatto impallidire il presenzialismo dei pm d’assalto. Provocando, anzi, da parte loro una probabile forma di rabbia e di invidia da tenere repressa. Infatti, anche i virologi hanno un nemico contro cui lottare: per l’appunto il “virus”. E anche in questo caso c’è stata una Olimpiade: prima quella dell’allarmismo e del “barricateve in casa”, ora quella del vaccino in tempi da record – che Dio ce la mandi buona – e della relativa campagna di somministrazione.

La battuta che circola, sempre nel cinico mondo degli addetti ai lavori tra servizi e forze dell’ordine di assetto investigativo, è adesso cambiata: “Ma chi se credono di essere ‘sti virologi? Magistrati?”. E invece i “medici in tv” hanno persino perfezionato la scorciatoia mediatica, usata prima di loro dai pm che volevano farsi pubblicità. Infatti, lottare contro la mafia significa pur sempre misurarsi con esseri umani – ovviamente sordidi e di estrazione criminale – con i rischi relativi, anche di compiere errori giudiziari. Ma se lotti contro un microrganismo e se i pareri sui metodi di lotta sono discordi, il virologo cosa rischia a buttarla in caciara? Uno vale uno, come piace ai grillini. E si potrà sempre combattere nei talk-show, dicendo tutto e il contrario di tutto. Come è capitato sinora.

Il corollario di questo nuovo fenomeno, che si è manifestato sul pianeta Terra, sarà anche in questo caso la discesa in campo della categoria in oggetto nella politica. Se per decenni abbiamo avuto le istituzioni – di governo, parlamentari, burocratiche, ministeriali, costituzionali – letteralmente invase da pm, distaccati generosamente dal Csm per far sì che le leggi siano scritte, pensate e poi applicate sempre da magistrati, adesso nella Sanità, e nelle particolari restrizioni connesse a situazioni sanitarie emergenziali, saranno questi virologi tv “che si credono magistrati” a scrivere più o meno direttamente leggi e decreti o Dcpm che dir si voglia. E ad avere potere di vita e di morte su tutti gli italiani, esattamente come è capitato con certi pm da “Mani pulite” in poi. Veramente una prospettiva confortante.

Aggiornato il 25 febbraio 2021 alle ore 13:10