Forze armate nell’Ue: basta chiacchiere

Il 26 febbraio scorso il Segretario generale dell’organizzazione dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, è stato accolto dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per incontrarsi coi capi di Stato e di governo dei ventisette Stati membri riuniti nel Consiglio europeo e confrontarsi su temi nuovi, come la difesa cibernetica, e vecchi, quali la stabilità nei Balcani. La scorsa settimana il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione europea, formato dai capi di Stato Maggiore generale degli Stati membri, ha illustrato il piano d’azione della Commissione dell’Unione europea, volto a rafforzare le sinergie tra industria militare, civile e spaziale. Tutto questo si inserisce in un quadro già ampio, tra il Fondo europeo per la difesa di prossimo avvio, la Pesco (Cooperazione strutturata permanente), e l’attesa “bussola strategica” che dovrebbe mettere ordine su obiettivi e finalità.

Secondo il generale, per la prima volta nell’Unione europea vi è un Fondo per la difesa, con l’ambizione di contribuire a costruire “l’Europa della difesa”, cioè a fornire risorse per integrare la Pesco e la cosiddetta “bussola strategica”. Generare sinergie perché l’Europa è uno dei principali fornitori di fondi per lo sviluppo tecnologico attraverso la ricerca, il programma spaziale europeo, la sicurezza civile e anche la tecnologia digitale. L’obiettivo è collegare le tre dimensioni (civile, spazio e difesa) al servizio di un’ambizione politica e industriale: la sovranità tecnologica.

È necessario sorvegliare le tecnologie critiche, essere in grado di definire congiuntamente un elenco di tecnologie considerate tali: cloud, processori, tecnologie spaziali, crittografia quantistica e quant’altro. Ciò al fine di ridurre le potenziali dipendenze. Poi c’è lo sviluppo dei tre progetti faro, a partire dai droni, e quindi anche la capacità di integrare il know-how militare nella tecnologia dei droni civili. La ricerca spaziale, poi, è una componente-chiave per un accesso indipendente allo spazio e costruire credibilità di fronte alle azioni in questo settore da parte dei nostri alleati, come gli Stati Uniti d’America. Si lega al terzo progetto “faro”, la connettività satellitare. Significa connettività per tutti, resilienza e capacità di garantire il backup delle reti terrestri, nonché sicurezza delle comunicazioni quantistiche.

Infine, l’innovazione dirompente. Integrando la dimensione della difesa in queste questioni i nordamericani riescono a far avanzare lo sviluppo tecnologico. La Commissione dell’Unione europea sta istituendo una rete di “incubatori di innovazione” per portare alla luce le migliori innovazioni che possono avere un interesse per la difesa. È la padronanza delle tecnologie a fare il peso dell’Europa. Poi il generale Claudio Graziano ha citato la “bussola strategica”, istituita nel giugno 2020 dal Consiglio europeo, il quale ha formalmente invitato l’Alto rappresentante a sviluppare, in stretta consultazione con gli Stati membri, una bussola strategica, un documento politico generale che consenta una visione condivisa dei rischi e delle sfide che l’Unione europea deve fronteggiare. Dovrà rafforzare la coerenza tra le iniziative di difesa e sicurezza comune.

Tutte queste sono iniziative non solo utili, ma indispensabili per restituire all’Europa quell’indipendenza tecnica, militare e politica ad essa mancante dalla fine del Secondo conflitto mondiale. Questo rafforzerà l’Alleanza atlantica, in quanto rende più solido il pilastro europeo, nell’indipendenza tecnica e politica dell’Unione europea. Genera però le premesse di una difesa comune dell’Unione europea, non forze armate comuni. Ricorda il cosiddetto “biscione monetario” di quando gli Stati membri delle Comunità europee tentarono di ovviare alle conseguenze sul mercato interno delle turbolenze sui cambi costringendo le monete degli Stati membri ad oscillare entro una banda rispetto una moneta fittizia, l’Ecu (Unità di conto europea), solo un valore astratto ricavato da una media ponderata dei valori delle valute nazionali. Non funzionò in quanto alcune cose non si possono fare per gradi. Se non si vogliono oscillazioni dei cambi in un mercato unico occorre una moneta unica. Così se si vuole una Unione europea con una difesa unica, necessitano forze armate dell’Unione. Altrimenti può succedere quanto è accaduto in Libia, dove uno Stato membro dell’Unione ha mosso una guerra per procura ad altro Stato membro, col risultato di attirarvi dalla Russia alla Turchia allo Stato islamico e di generare una zona potenzialmente molto pericolosa per l’Europa.

Aggiornato il 09 marzo 2021 alle ore 09:41