Il Paese non riparte

martedì 13 aprile 2021


La seconda Pasqua consecutiva trascorsa agli arresti domiciliari di massa rappresenta la dimostrazione plastica che non c’è stato alcun significativo cambio di passo nella strategia per contrastare il Covid-19. Con l’aggravante, rispetto allo scorso anno, che oggi sappiamo molte più cose sia in merito al Coronavirus e sia alle terapie più efficaci per fronteggiarlo. Senza poi considerare la presenza di una serie di vaccini, realizzati a tempo record anche in virtù di quella famosa mano invisibile che tanti politici italioti proprio non digeriscono, che solo a causa della nostra storica idiosincrasia per la logistica si stanno somministrando con una lentezza esasperante.

Sta di fatto che nell’aria, ma anche e soprattutto nei numeri, non si respira affatto quella drammatica emergenza che nel 2020 aveva mandato quasi al collasso la sanità delle Regioni più avanzate del Paese. Ciononostante, interi settori economici – pensiamo al turismo, alla somministrazione, al mondo dell’arte, della cultura, dello svago, della pratica sportiva – e a tutto quello che i talebani come il ministro della Salute, Roberto Speranza, considerano non essenziale, sono stati quasi completamente annichiliti. Oramai, ad ogni festa comandata, le nostre città sono ridotte a luoghi spettrali, in cui non è possibile acquistare neppure un caffè da asporto: uno spettacolo desolante. Sembra di stare in uno di quei film distopici all’indomani di una catastrofe, che ha spazzato via gran parte del genere umano. Io non so se chi occupa oggi la stanza dei bottoni si renda conto delle tante, troppe assurdità che continuano ad essere reiterate senza soluzione di continuità e che, essendosi ampiamente dimostrate del tutto inefficaci a bloccare la diffusione del virus, sono solo riuscite a massacrare buona parte del nostro già malmesso tessuto produttivo.

Al pari dell’uso massivo e insensato delle mascherine, che l’estate scorsa il virologo Guido Silvestri paragonò al tentativo di bloccare le zanzare, mettendo una grata alla finestra, le misure per contrastare il Covid-19 rappresentano la classica e drammatica eterogenesi dei fini. In sostanza, è come se per liberare da una improvvisa invasione di insetti misteriosi i nostri alberghi, bar e ristoranti, li avessimo “sanificati” con le armi dei famosi elicotteri apache. È probabile che qualche insetto lo avremmo colpito, ma certamente le relative attività sarebbero letteralmente andate in pezzi.

Sembrerà un paradosso ma, a ben pensarci, è né più e né meno ciò che pure l’attuale governo sta realizzando ai danni dell’economia e del residuo spirito d’iniziativa di un popolo profondamente prostrato da una emergenza senza fine. Il virus continua imperterrito a seguire la sua strada tracciata dalla natura, che come meta finale avrà quell’inevitabile co-adattamento con l’uomo spiegato molto efficacemente dal professor Alberto Zangrillo alcuni mesi addietro, mentre l’economia italiana muore.


di Claudio Romiti