Lo scaricabarile di Speranza rischia di contagiare anche Draghi

Lo Stato liberale è tale non perché, grazie alla fortuna, un tiranno non è al potere, ma se è regolato in tal modo che se anche un tiranno in pectore vincesse le elezioni e andasse al governo, non potrebbe, anche se lo volesse, fare il tiranno. Da questa vecchia massima liberale (che sta alla base del costituzionalismo liberale, appunto) si deduce in generale che le leggi devono essere scritte in modo tale da evitare che nessuno possa violarle impunemente e senza incorrere in una sanzione. Nessuno è un angelo e vi è sempre un certo numero di cittadini pronti a fare i propri comodi e ad aggirare le leggi, se queste glielo consentono. Il legislatore non può ignorarlo ed il suo compito è esattamente di prevenire una tale possibilità.

Quella vecchia massima liberale mi è venuta in mente a proposito dei “furbetti” che hanno “saltato la fila” per vaccinarsi prima che potessero farlo gli anziani e i fragili. Una furberia di individui e di caste e corporazioni che – secondo i calcoli di Luca Ricolfi e del suo osservatorio “Fondazione David Hume” – ha causato e sta causando ben 250 morti al giorno e l’Italia detiene il triste primato mondiale di morti per il Covid (1880 circa per milione di abitanti). Cose gravissime, che in altri Paesi avrebbero già suscitato reboanti e giustificate reazioni, inchieste, campagne di stampa e le dimissioni del ministro della Salute.

In Italia ciò non accade, perché è minoritaria la cultura liberale e vi vige, invece, la norma non scritta della irresponsabilità generale e la prassi dello “scarica-barile”. Molti, infatti, se la prendono solo con i “furbetti” che hanno saltato la fila definendoli “immorali” e, in senso lato, “peccatori”. Il che è un atteggiamento moralistico e pre-moderno, che può essere plausibile da un punto di vista etico e religioso, ma non da quello politico. Politicamente per veri responsabili devono essere, invece, tenuti soprattutto coloro che hanno fatto norme che hanno consentito e non hanno prevenuto le “furbate”. E questo a misura del loro potere di emettere norme generali.

Quindi più responsabili dei singoli “furbetti” (e delle loro corporazioni e lobby) devono essere considerate le Regioni, che hanno emesso norme in deroga, ma ancora di più delle Regioni deve essere considerato il ministro della Salute (e, da quando è in carica lo stesso Presidente del Consiglio) che ha consentito alle Regioni di derogare.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è il massimo responsabile di norme che hanno allargato le categorie prioritarie senza escludere dal personale sanitario i medici in pensione, ed anzi includendovi esplicitamente il personale “socio-sanitario”, il personale amministrativo- sanitario e persino gli studenti di Medicina, oltre ai professori universitari ed altre categorie. Quelle norme, in generale, hanno stabilito mere “raccomandazioni” prive di sanzioni per chicchessia e hanno persino suggerito eccezioni alla regola della priorità di vaccinare con urgenza le persone anziane e “fragili”. Così regolamentando, Speranza ha lasciato (forse volutamente) ampi spazi discrezionali alle Regioni e non ha prevenuto gli abusi dei singoli e delle loro lobby. Non è escluso che lo abbia fatto volutamente, perché sapeva che le sue ambiguità gli avrebbero consentito di scaricare il barile delle responsabilità sulle Regioni e sui singoli individui che poi, infatti, sono stati esposti al pubblico ludibrio come “furbetti”. Così questi ultimi sono diventati il capro espiatorio del ministro e delle stesse Regioni (che hanno avuto anche loro responsabilità innegabili). È un giochino che Speranza ha fatto sin dall’inizio della pandemia e che, finora, gli è riuscito come dimostra il fatto che resti ministro della Salute, nonostante che l’Italia detenga il triste primato nel mondo per numero di morti per Covid.

Anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi è incorso nel gioco dello scaricabarile. E non solo perché nella conferenza stampa di giovedì scorso fu molto duro con i “furbetti”, ma difese Speranza. Era una difesa d’ufficio dagli attacchi di Matteo Salvini. E si può anche capire fino ad un certo punto. Ma Draghi è incorso, poi, in una vera e clamorosa gaffe, quando lunedì scorso ha accusato un ipotetico “psicologo 33enne” di saltare la fila, dimenticando che il decreto-legge numero 44 del primo aprile scorso ha esteso l’obbligo vaccinale, oltre che ai medici ed agli infermieri, anche agli “operatori socio-sanitari e di interesse sanitario”, come sono gli psicologi. Insomma, quell’ipotetico “psicologo 33enne” citato da Draghi, se non si fosse vaccinato, avrebbe potuto essere sospeso dal servizio, per decisione del governo di Draghi. Quella gaffe è emblematica. Dimostra che lo scaricabarile, cui è uso Speranza, rischia di contagiare anche Draghi. Se ne liberi subito.

Aggiornato il 15 aprile 2021 alle ore 11:46