Conoscere prima di informare

venerdì 16 aprile 2021


Come si suol dire, i numeri hanno la testa dura, sebbene da oltre un anno a questa parte si stiano usando quelli dei decessi dei positivi al Sars-Cov-2 come una clava per tenerci segregati in casa. “Ancora troppi morti”, questo il mantra che i membri più oltranzisti del governo, sostenuti a spada tratta dal cosiddetto giornale unico del virus, ci ripetono ossessivamente ad ogni ora del giorno e della notte, onde giustificare le loro insensate restrizioni.

Tuttavia, osservando l’ultimo rapporto dell’Istat sulla mortalità italiana dei primi due mesi dell’anno, notoriamente tra i più critici per le infezioni respiratorie, ci cadono letteralmente le braccia: il totale complessivo del bimestre gennaio/febbraio 2021 è perfettamente in linea con il quinquennio 2015/2019. Con, rispettivamente, 126.866 decessi nell’anno in corso, contro i 125.741 registrati mediamente nel citato quinquennio. Tra l’altro, nel 2017 si verificò una impennata nella mortalità, con un aumento di quasi 10mila casi. Eppure, non accadde nulla. Nessuno dichiarò lo stato di emergenza e non vi furono milioni di persone terrorizzate a cantare l’inno di Mameli dai balconi di casa.

Ma non basta. Questi imbarazzanti riscontri statistici, i quali fanno letteralmente a cazzotti con il mainstream mediatico che parla di una ecatombe senza fine, ci spingono a porci alcune semplici domande: se i decessi risultano attualmente in linea con il recente passato, di cosa sono realmente morte le centinaia di persone che ogni giorno vengono conteggiate nel lugubre bollettino della guerra al Covid-19? Ma se tutti questi disgraziati fossero realmente deceduti a causa del Coronavirus, ciò vorrebbe dire che, una volta debellato questo flagello, la mortalità italiana calerebbe miracolosamente del 20/25 per cento?

E ancora, circa un migliaio di decessi aggiuntivi su una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti – perché di questo si tratta – sulla media del quinquennio 2015/19, spalmati su un bimestre, possono minimamente giustificare il perdurare di un catastrofico blocco del Paese? Infine, siamo sicuri che i costi economici e sociali, a mio avviso colossali, di una strategia di stampo cinese, con la quale abbiamo contagiato buona parte dell’Occidente avanzato, siano compensati dai suoi sempre più dubbi benefici?

Domande che finora restano senza risposta, ma che a consuntivo di questa immane tragedia non potranno restare inevase. Dopo oltre un anno di terrorismo mediatico, che continua senza tregua sui giornaloni e sui principali canali televisivi, sarà forse il caso che l’informazione nazionale vada a leggersi i numeri della pandemia. E lo faccia con lo spirito einaudiano di conoscere per informare correttamente.


di Claudio Romiti