Conte: giravolte, grattacapi e… lo Stretto

Adesso il neo leader Giuseppe Conte ha a che fare con urgenze varie, al di là dell’impegno squisitamente politico che, pure, richiama necessità sempre più urgenti ma mai come quelle finanziarie, giacché le casse sono vuote dopo la rottura con Davide Casaleggio, a sua volta privato della fonte maggiore, se non unica, per la macchina della Associazione Rousseau.

Arriva intanto la questione del Ponte sullo Stretto a turbare Conte, ma è del tutto probabile che il turbamento sarà di breve durata, esattamente quanto misurerà il tempo dell’ennesima giravolta politica, lo sport di eccellenza per il Movimento e il suo leader, ministri, parlamentari.

Il Movimento costa, come tutti sappiamo. A conti fatti, il suo costo non è uno scherzo e deve saperne qualcosa il buon Casaleggio, rimasto con le mani in mano dopo il ripudio del “suo” Rousseau che chiedeva un milione e duecento mila euro. Adesso si è scesi al milione tondo ed è uno dei grattacapi per Conte rimediarvi per la rifondazione del “nuovo” M5S anche se non ci sembra di scorgervi grandi novità. Il punto dolente dei costi lo è ancora di più per i parlamentari che, già da prima, nel “vecchio” M5S si lamentavano del contributo mensile a Casaleggio pur ridotto ma sempre alto, perché il raggiungimento della cifra del milione tondo-tondo è comunque in salita.

Forse Giuseppe Conte, per rilanciare la palla oltre la siepe dei bisogni contributivi, necessitava di un diversivo di politica pura (aggettivo che nel M5S è a dir poco contraddittorio). È convinto di una rinascita del Movimento dalla propria storia con l’offerta di una diversa identità, e ha aperto ex novo un dossier che ipotizza la svolta moderata pentastellata, ritenendolo dunque un obiettivo fondamentale del progetto di rifondazione dei Cinque Stelle.

Come era ovvio sono insorti non pochi iscritti e militanti, invocando le antiche radici volute e coltivate da Beppe Grillo che del ripudio del moderatismo aveva fatto un obbligo per dir così etico e prioritario. Ma pare che il fondatore o come lo chiamano, l’elevato, abbia ben altri dossier attinenti all’ambito familiare.

Del resto, il cambio d’opinione è una sorta di conditio sine qua non del fare (poco) e del disfare (molto) del camaleontismo dei Cinque Stelle e l’elencazione dei cambi di idea alla faccia della coerenza e degli impegni presi con troppi incauti e creduloni elettori, è di facile lettura ma può bastare il rovesciamento nel suo opposto dell’originale cultura anti grandi opere, anti capitalista, anti mercato, anti euro, anti americana per spiegare le successive e quotidiane svolte nelle quali sia Conte, ma soprattutto Luigi Di Maio, sono maestri indiscussi con il nuovo intercalare “come tutti sanno noi siamo europei, noi siamo per l’impresa, noi siamo per il mercato”.

Sicché non è difficile prevedere un aggiustamento a proposito delle problematiche sullo Stretto di Messina, già condannato dal M5S all’unanimità per i costi e l’inutilità e considerato da qualcuno “una presa per il c..o del Partito Democratico per andare nei talk show e coprire i propri fallimenti”, nel mentre che sui social Casaleggio urla al tradimento.

No problem. Rimedierà alla meglio il duo Conte-Di Maio col ritornello: come tutti sanno, noi siamo per lo Stretto! E i costi?

Aggiornato il 13 maggio 2021 alle ore 12:57