All’Arma

Apprendiamo da un tweet gradasso dell’Arma dei Carabinieri che ci sarebbero state undici perquisizioni ad opera dei Ros atte a far luce su presunte campagne d’odio verso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Uno degli attenzionati dalla Benemerita è il Professor Marco Gervasoni il quale – pur avendo le proprie opinioni – non ricorda esattamente il prototipo dell’agitatore di folle contro il capo dello Stato, né tantomeno può essere ritenuto capace di organizzare campagne d’odio. Trattarlo come un terrorista inviandogli addirittura i Ros, un raggruppamento speciale dell’Arma, segna la tragicomica fine della democrazia nel nostro Paese.

È grottesco che nel 2021 si inviino i Reparti Speciali per perseguire reati di opinione e – cosa ancor più ridicola – a casa di Gervasoni. Nel contempo questa recente recrudescenza contro le idee dissimili dal politicamente corretto sta lentamente prendendo una pericolosa china. Il primo a rischiare il carcere fu Francesco Storace, reo di non essersi accodato al codazzo osannante verso il presidente pro tempore. Poi vennero gli eserciti di Laura Boldrini la quale si era evidentemente convinta che il dissenso (anche maleducato) sul web abbisognasse della repressione della Polizia. In seguito, fu la volta di Matteo Salvini, reo di aver esercitato le proprie (magari anche discutibili) opinioni politiche, allorché fu chiamato a fare il ministro dell’Interno. In quel caso le opinioni si tramutarono in atti ministeriali che – per dirla come i magistrati citati sul libro di Luca Palamara – erano pienamente legittimi ma “comunque in questo momento Salvini noi dobbiamo attaccarlo”.

È storia recentissima invece quella legata al provvedimento che vede come estensore Alessandro Zan, il quale ha messo nero su bianco la punibilità delle idee genericamente atte a “determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti” (tutto e niente insomma). Quando si istituiscono reati come quelli di pensiero dai confini così labili, così cangianti, così incerti è ovvio che si voglia imbavagliare il dissenso ed è ancor più pericoloso che lo si faccia senza che chi di dovere si ponga il problema di limitare questa arroganza strisciante. Difendere le preferenze sessuali evidentemente deve essere molto più importante del pluralismo in questo momento storico.

Fino ad arrivare alla retata di oggi contro “le tastiere non conformi”, insomma contro coloro che si macchiano del gravissimo reato di non essere omologati al “sentire comune gentilmente imposto”. Il problema è tutto qui: quando si soffoca il pluralismo – dopo aver agitato lo spauracchio degli orrendi fascisti che evidentemente la sinistra vede ovunque tranne che a casa propria – si finisce inevitabilmente col perdere il senso della misura.

Con la risultante che Marco Gervasoni passa per terrorista e Fedez passa per eroe per il sol fatto di aver sbraitato in Rai contro anonimi esponenti della Lega (i quali hanno detto delle bestialità) invece di prendersela con la sinistra che, dal 2014 ad oggi (escluso il Conte 1), avrebbe avuto i numeri per approvare una legge come quella di Zan e non lo ha fatto. Se il buongiorno si vede dal mattino (e se nessuno fermerà questa escalation) assisteremo a un Paese nel quale i reietti e gli eroi verranno generati in provetta dal mainstream.

Ora più che mai si sente la necessità di celebrare regolari elezioni che ci possano liberare da culture imposte per legge, governi imposti da istituzioni straniere, stili di vita imposti da comitati tecnici e professori che filmano casualmente esponenti politici negli autogrill. In una parola oggi più che mai c’è bisogno di democrazia.

Aggiornato il 13 maggio 2021 alle ore 09:57