Garavaglia contro il tafazzismo senza Speranza

Il ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, in visita in Puglia per rilanciare uno dei settori più devastati dalle misure anti Covid-19, ha sparato a palle incatenate contro il suo collega di Governo, Roberto Speranza, reo di sostenere una linea eccessivamente prudenziale. Secondo Garavaglia, infatti, “dovremmo fare come Francia e Spagna per non perdere i flussi turistici di queste settimane e le prenotazioni dei prossimi mesi. La posizione del Comitato tecnico-scientifico e del ministero della Salute è troppo cauta e ingiustificata”.

In merito al labirinto incomprensibile di obblighi e divieti che, come in tanti altri aspetti normati dalla mano pubblica, ci distinguono in peggio soprattutto nei confronti dei nostri diretti concorrenti europei, il politico della Lega è stato ancor più lapidario: “Ci sono regole delle quali non si comprende più la ragione. Perché coloro che sono vaccinati devono fare il tampone o accettare la quarantena per venire in Italia? E perché i tamponi debbono essere eseguiti al massimo 48 ore prima e non 72 come fanno gli altri Stati? Non si capisce, ancora, perché la Francia e la Spagna abbiano deciso di far entrare tutti i vaccinati senza altre incombenze e noi stiamo qui ad attendere il green pass europeo!”.

Tutte domande legittime che il ministro Garavaglia si è impegnato poi a portare in Consiglio dei ministri, nel tentativo di spezzare l’incantesimo prudenziale del tafazzista Speranza. Incantesimo assolutamente autodistruttivo, con cui si stanno condannando alla morte per inedia i settori più dinamici della nostra economia, tra i quali per l’appunto quello del turismo.

D’altro canto, per noi inguaribili aperturisti la netta presa di posizione dell’autorevole esponente del Carroccio rappresenta il minimo sindacale, anche in considerazione della più che rassicurante situazione sanitaria del Paese. In tal senso, le misure che Speranza e gli scienziati/stregoni chiusuristi continuano ad imporci appaiono a dir poco sproporzionate, considerando che attualmente possiamo contare sul bazooka di una molteplicità di vaccini piuttosto efficaci.

Pertanto, occorre che anche il premier Mario Draghi, l’uomo del famoso “whatever it takes”, si svegli. Se non cominciamo ora, dopo un anno e mezzo di misure restrittive di stampo cinese, a fare tutto ciò che è necessario per far riprendere l’economia, quando lo faremo?

Aggiornato il 10 giugno 2021 alle ore 09:13