Cinque Stelle: anatomia di un mutante

La fantasia al potere” era il grido di battaglia del Sessantotto e dell’utopica rivoluzione progressista. A cinquanta anni e passa da quei giorni tumultuosi e carichi di false speranze cosa è rimasto? Alla sinistra, che avrebbe dovuto incarnare l’anima profonda del processo di destrutturazione della società eviscerata dei contenuti valoriali tradizionali, è toccato il potere. Agli altri, a quelli che c’erano e volevano restare aggrappati con le unghie e con i denti al sistema politico e a quelli che non c’erano ma che nell’arena impastata di sangue e melma prima o dopo sarebbero entrati grazie alle bizzarre combinazioni della Storia, è rimasta la fantasia.

Venendo ai giorni nostri: cos’è se non fantasia al potere l’idea di partito che sta elaborando l’ex premier, Giuseppe Conte? Risolto con una transazione commerciale il contenzioso finanziario tra l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio proprietaria della omonima piattaforma digitale e il Movimento Cinque Stelle, il professore Conte si ritrova tra le mani: una lista di iscritti al Movimento grillino dei quali non conosce nulla, un gruppo (affollato) di parlamentari pentastellati bisognosi di una guida e di una rotta da seguire, un logo “Cinque Stelle” divenuto troppo ingombrante, un Beppe Grillo, il “pantocrate” di un Movimento che a sua volta vorrebbe emarginarlo, perché non ci sta più a prendere ordini da lui.

Con questi improbabili ingredienti il professore Giuseppe Conte deve tentare di far lievitare una forma-partito che prenda il posto nel cuore di molti italiani del vecchio Cinque Stelle, ormai ridotto a simulacro di se stesso. In bocca al lupo, mister Conte! Perché a tirare fuori un intruglio minimamente commestibile per l’elettorato ci vorrà tanta fantasia. Non si tratta di fare i menagramo. Ma ci domandiamo: come sarà possibile convincere un popolo che appena tre anni orsono li aveva votati sicuro di cambiare faccia e sostanza alla politica? Un popolo che si è dichiarato, sull’onda dei “Vaffa!” del “pantocrate”, graniticamente anti-sistema. Un popolo che ha creduto di poter partecipare al Governo della cosa pubblica attraverso i “portavoce” pentastellati e che si è illuso di mettere all’angolo i poteri forti impregnati di uno stantio odore di massoneria (l’espressione è di Ferruccio De Bortoli). Un popolo al quale è stato promesso che si sarebbe potuto decrescere felicemente facendo a meno di petrolio, gas, officine, fonderie e altiforni per divenire un giorno non lontano tutti bucolici a lume di candela.

Oggi a quella gente che si era scoperta ribelle, sebbene di un ribellismo rimasto dormiente dagli Anni di piombo del post-Sessantotto, il professore Conte prepara una pozione rilassante a base di moderatismo. Già, perché il Cinque Stelle che verrà sarà una formazione partitica a vocazione centrista. Insomma, la copia anastatica della renziana Italia Viva. Capperi, che novità! Il futuro del grillismo 2.0 è lastricato di cemento e asfalto al posto dell’ambientalismo tout court. Il partito targato “GC (Giuseppe Conte) in politica estera corteggerà Emmanuel Macron, del quale non dirà più che è il capo di uno Stato imperialista che schiavizza, in forza del controllo della moneta, una moltitudine di Stati africani. Sarà iper-europeista e filotedesco, laddove il vecchio Cinque Stelle è stato filo-cinese e terzomondista. Coprirà le tracce lasciate sulla Via della seta per imboccare la via francigena. E Luigi Di Maio non chiamerà più il potente leader cinese Xi Jinping confidenzialmente “Ping”, come faceva un tempo.

Il Cinque Stelle nella versione aggiornata e corretta si rivolgerà con sdegno e riprovazione al feroce dittatore venezuelano Nicolás Maduro, del quale non dirà più “è uno di noi”, e farà linguacce ai gilet gialli francesi smarrendo la memoria dell’antica fratellanza transalpina. Sarà per l’economia sociale di mercato con qualche accento liberista, dimenticando le sbornie dirigiste del passato. Sarà accogliente e aperturista con le masse di migranti in cammino verso l’Italia. Sarà “umanitario” come lo è George Soros. E come lo sono i soci del Club Bilderberg. Amerà il prossimo allo stesso modo dei frequentatori assidui dei salotti radical-chic e dei loro beniamini: Gino Strada, Roberto Saviano, Michela Murgia, Laura Boldrini e altra varia umanità sovrabbondata di comici, nani e ballerine.

E sarà generoso con se stesso, il nuovo Cinque Stelle. Agli ex portavoce del celodurismo pentastellato Giuseppe Conte non comanderà di rispettare la regola dei due mandati all’interno delle istituzioni politiche. Il nuovo partito sarà per il diritto, che discende dal richiamo ancestrale del “Tengo famiglia”, di ciascun parlamentare di perpetuare negli anni la presenza in campo, elettori permettendo, perché, si dirà a giustificazione, l’esperienza maturata vale più di desueti criteri etici e di fastidiose regole preconcette. Ma l’ex-premier non deve solo preoccuparsi di coloro che troverà parcheggiati nei box del vecchio Cinque Stelle.

C’è il problema di quelli che non ci sono ma che potrebbero esserci. Il primo è Alessandro Di Battista: l’uomo dalla vita sospesa in attesa di decisione. Il descamisado grillino potrebbe e non potrebbe stare con Conte: la sentenza al momento è rinviata sine die. La telenovela Di Battista, ovvero: il mito dell’eterno ritorno. Ma l’avvocato di Volturara Appula non è Friedrich Nietzsche. Come se la caverà con la condizione posta dal movimentista: “Torno se il nuovo Cinque Stelle molla Mario Draghi”?

E a tutti i creativi, i no-vax, gli apologeti delle scie chimiche, che hanno costellato in questi anni il firmamento grillino, cosa dirà per convincerli a restare? Sulla riforma della giustizia, a dare ascolto ai mea culpa di Luigi Di Maio la nuova creatura nascerà sotto il segno del garantismo. E cosa si racconterà a tutti quelli che dal 2013 con la fascia pentastellata al braccio hanno fatto dell’Aula (parlamentare) sorda e grigia un bivacco di manipoli per giustizialisti?

E cosa ne sarà della corrispondenza di amorosi sensi con quelli della redazione de “Il Fatto Quotidiano”? Se è tramite un parto della fantasia che vedrà la luce nei prossimi giorni il nuovo soggetto politico di Giuseppe Conte, ci sia consentita una poco lusinghiera profezia che, per essere a tono con le parole ribelli dei sessantottini, riprende un motto anarchico di fine Ottocento fatto proprio dai rivoluzionari figli-di-papà della seconda Contestazione, quella del 1977: “Una risata vi seppellirà”.

Aggiornato il 11 giugno 2021 alle ore 09:37