Una giustizia giusta “vo’ cercando”

Qualcuno si chiede se, in assenza della vicenda dello schiacciamento del dito con relativa – immancabile ? – apertura del fascicolo da parte del Pm contro la sindaca di Crema, la questione giustizia italiana sarebbe ritornata in primo piano.

In effetti, la storia o storiella è troppo ghiotta per i mass-media di un Paese che si erano svegliati dal torpore una trentina di anni fa circa con “Mani Pulite”, vivendo poi di rendita sull’acquisito giustizialismo applicabile – se del caso – a Silvio Berlusconi e ora costretti al solito tran-tran senza la cosiddetta giustizia politica, quella cioè mirata a certi leader ma sempre, come prima più di prima, tesa a colpire una politica da qualche anno nel mirino e ora al tappeto. Grazie, anche, al grillismo di lotta (tanta) e di Governo (poco). E grazie anche ad un Partito Democratico sempre in sonno, almeno fino ad ora, su tale questione.

E qui va chiarito, una volta per tutte, che parlare di eccessivo potere di Pubblici ministeri è addirittura naturale, ovvio, risaputo ma a condizione che si chiami alla sbarra la politica tutta che in questi anni ha assistito e in parecchi casi agevolato questo disastro istituzionale. Una politica piccola-piccola, fatta di promesse non mantenute e di riforme rinviate sine die (esemplare quella della giustizia), mediocre, timorosa da un lato e speranzosa dall’altro che la giustizia colpisca l’avversario. Funziona così l’intramontabile, italico principio del tirare a campare. Fino a oggi e oltre.

Altro che separazione delle carriere nella magistratura, altro che responsabilità civile, altro che controllo dell’Esecutivo nel rispetto dell’indipendenza dei giudici. Altro che riforma della giustizia. Sicché, dall’asilo Mariuccia del ditino con severa incriminazione del primo cittadino la questione si è improvvisamente allargata, raggiungendo i vertici della nostra maggiore azienda pubblica, l’Eni, come se si fosse scoperchiata una cassa tenuta chiusa per anni, a cominciare dagli stessi sindaci che oggi protestano da Milano a Bergamo, Pavia, Pesaro. Da Nord a Sud, in una sorta di onda emotiva che solo l’ingenuità può esaltare ma che il pessimismo deve tenere a freno al di là delle consuete giaculatorie a proposito della leggendaria giustizia giusta.

Certo, una forma di rivolta dei sindaci contro la malagiustizia è comunque istruttiva giacché proviene da una struttura portante della nostra democrazia, una componente prevalentemente di un Pd che, a sua volta, dovrebbe ascoltare questa lezione fra le più istruttive dopo un silenzio decennale che ha consentito al potere giudiziario, cioè dell’accusa, di crescere a dismisura non soltanto, come nel caso, a rendere estremamente complicata la vita degli amministratori, ma a porsi come reale contro potere nella dialettica della politica sia di Governo che parlamentare.

Non è del resto ignoto a un normale lettore di quotidiani che in una simile crescita le smanie di certi Pubblici ministeri, vedi “La Stampa” in prima pagina, avrebbero nobilitato la stessa “Mani Pulite” non soltanto per sanzionare reati ma “per risolvere il problema, per avere una Italia migliore”. Il che non sembra esattamente la funzione precipua di un addetto alla giustizia a maggior ragione se un altro collega Pm manifesta forti critiche per il sistema capitalistico, convinto che il “capitalismo è una cosa sporca”.

Giudizi pronunciati anni fa, ma che gettano un’ombra significativa su un presente in cui sia l’uno che l’altro magistrato portano avanti, da oltre dieci anni, il processo contro l’Eni, nel caso sul petrolio in Nigeria. Un caso, tra l’altro, con sentenze processuali assolutorie ma, e qui il diavolo ha messo la coda, con un video a favore della difesa ma scartato dall’accusa, per puro caso scoperto da un avvocato in un altro processo. E risultato molto utile in questo.

“Una scelta incomprensibile (del pm) e un dato processuale di estrema rilevanza” hanno scritto i giudici nei confronti del Pubblico ministero “distratto”. Il quale, invece, ha replicato che per lui non c’era nulla di rilevante.

Aggiornato il 11 giugno 2021 alle ore 18:53