Michetti-Matone: chi sbaglia paga?

Non c’è una formula politica buona per tutte le stagioni: nella Prima Repubblica il leader doveva passare per le scuole di formazione politica e per una lunga trafila di incarichi minori prima di calcare palcoscenici importanti. Nella Seconda Repubblica Silvio Berlusconi ha introdotto la formula “dell’uomo della Provvidenza”, colui cioè che proveniva dal “mondo del fare” e metteva al servizio del Paese la propria esperienza, oltre che la buona stella che lo aveva reso un vincente. Dall’altra parte della barricata hanno sempre provato a scimmiottare l’americanata berlusconiana coniando però un leaderismo pecoreccio, quasi finto visto che il “Capo” non si guadagnava i galloni sul campo ma era un uomo d’apparato imposto dall’apparato e dalle guerre interne al partito. Praticamente gli stessi metodi del secolo precedente imbellettati sotto forma di primarie.

Chi crede alla favola di Matteo Renzi, visto come ragazzotto venuto dal nulla, afferma che l’unico consesso realmente scalabile sia stato il Partito Democratico che si è dovuto misurare con un corpo estraneo (l’ex sindaco di Firenze) il quale, vincendo le primarie, ha dimostrato che chiunque può contenderne la leadership. Nulla di più falso visto che la favola di Matteo Renzi dimostra solo che egli non fosse un parvenu e che la scuola politica comunista negli ultimi anni abbia sfornato degli sfigati incapaci anche di custodire le chiavi di un partito ricevuto in eredità. Non è stato un drago Matteo Renzi bensì sono stati dei pivelli Pier Luigi Bersani con “ditta” al seguito. Ma stendiamo un velo pietoso.

A riprova della tendenza in atto ormai da anni, è dell’altro giorno la notizia del ticket Enrico Michetti-Simonetta Matone come candidati al Comune di Roma per il centrodestra: ancora una volta i leader della coalizione si sono riuniti intorno a un tavolo tirando fuori due nomi a sorpresa, bypassando ogni meccanismo di scelta democratica altrimenti detto “confronto con la base”. E il meccanismo ha una propria ratio, per giunta non dissimile dal meccanismo che ha portato alla scelta di Roberto Gualtieri da parte del Pd o all’autocandidatura di Carlo Calenda, esponente del proprio partito personale.

Viviamo in un mondo in cui la velocità e la semplificazione delle procedure vengono viste come armi vincenti magari a scapito della partecipazione e del coinvolgimento della base elettorale. Il meccanismo è quindi legittimo per tutti ad eccezione dei Pentastar, venuti alla ribalta per la loro concezione di democrazia diretta, di “uno vale uno” e di “cittadini” che votano la qualunque sulla piattaforma (leggi, candidati, linea del partito): adesso dovrebbero spiegare l’incoronazione di Giuseppe Conte – l’uomo venuto dal nulla e scelto da nessuno – prima come presidente del Consiglio e poi come Capo del partito. Ma non lo faranno perché una spiegazione coerente non esiste.

Coerente invece è la scelta del ticket Michetti-Matone da parte del centrodestra. Il ragionamento è il seguente: Partito Democratico e Cinque Stelle sono uno il prestanome dell’altro. Chiunque dovesse andare al ballottaggio, riceverà in dote i voti dell’altro vincendo a mani basse al secondo turno. Siccome – stanti i sondaggi – c’è una buona probabilità che si arrivi a un ballottaggio centrodestra- centrosinistra, un candidato troppo schierato politicamente a destra non sarebbe riuscito a spezzare il sistema di vasi comunicanti che dai grillini travasa voti verso Roberto Gualtieri. Da qui l’esigenza di un candidato civico (o di un ticket) che possa giocarsela al ballottaggio spezzando l’automatismo elettorale giallo-rosso.

Resta fuori una domanda: va bene la semplificazione, va bene la scelta dei candidati operata a livelli verticistici, va bene il metodo dei leader soli al comando. Ma cosa succederà ai leader se dovessero toppare nuovamente il candidato sindaco riproponendo la magra figura di un Alfio Marchini qualsiasi? Chi pagherà il conto della scelta sbagliata? I leader che fanno le scelte in solitudine si assumono solo gli onori in caso di vittoria o anche gli oneri in caso di sconfitta? Temiamo di conoscere la risposta.

Aggiornato il 11 giugno 2021 alle ore 11:04