Ma quale attentato all’indipendenza della magistratura?

Il Procuratore nazionale Antimafia, oltre a tutto il resto, è contrario alla indicazione di criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale da parte del Parlamento, in quanto – dice – mettono a rischio l’indipendenza della magistratura.

Non sono affatto sorpreso, anzi… confesso che – uno di loro o anche tanti di loro – li aspettavo al varco. Quando un progetto di legge non piace, magicamente, saltano fuori due obiezioni, sempre le solite. Se le norme in approvazione riguardano le regole del processo, l’accusa è quella di aprire le gabbie; se, invece, oggetto di riforma è l’ordinamento giudiziario (o qualche cosa indirettamente connesso al governo della magistratura), ecco pronto lo scudo della lesa indipendenza.

Ora, io capirei le critiche (e le condividerei anche) se i criteri in esame fossero rimessi ad una scelta dell’Esecutivo. Tutta la materia (il 101 è chiaro) è coperta da riserva di legge. Qui, però, parliamo delle Camere – che producono leggi – e fissano parametri (tra l’altro, rivedibili) sulle priorità da perseguire nello svolgimento di un compito previsto dalla Costituzione. Quale invasione di campo potrebbe mai esserci? Quale attentato alla indipendenza dei magistrati? Quale soggezione oltre a quella (costituzionalmente prevista) alla legge?

Mentre tutti parlano di estinzione del processo, la vera partita – come nei tornei di tennis del Grande Slam – si gioca nel campo numero 2, dove sono in discussione i rapporti di forza tra poteri dello Stato: chi fa che cosa, come, quando. È ovvio che chi ha sempre fatto come gli pareva sia restio ad accettare delle regole nuove. Ci sta. È nel gioco delle parti.

Ma l’articolo 101 della Costituzione non ci azzecca proprio nulla, trattandosi, come ho detto, di rapporti di forza. Firmate i referendum: vediamo chi la spunta.

Aggiornato il 22 luglio 2021 alle ore 10:04