Beni patrimonio dell’umanità Unesco: Italia di nuovo prima

L’Italia torna ad essere prima al mondo per numero di beni patrimonio dell’umanità. Dopo un anno di condivisione dell’ambito primato con la Cina, entrambi i Paesi con 55 beni iscritti, viene riconfermato il primato da sempre appartenuto allo Stivale.

Al termine della quarantaquattresima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, svoltasi a Fuzhou – in Cina – sono stati aggiunti due siti alla prestigiosa lista: Padova Urbs Picta e Montecatini Terme, quest’ultima inserita in un sito transnazionale, The Great Spas of Europe, assieme ad altre sette nazioni.

L’Unesco ha riconosciuto l’eccezionale valore artistico e storico universale di Padova Urbs Picta, con un insieme di capolavori realizzati tra il 1305 e il 1397 che hanno rivoluzionato la storia dell’arte, partendo da Giotto nella Cappella degli Scrovegni fino a Jacopo da Verona e passando per Guariento, Giusto de’ Menabuoi, Altichieri da Zevio e Jacopo Avanzi.

Salgono dunque a ben 57 i siti italiani iscritti al Patrimonio mondiale e il nostro Paese torna a guidare da solo la classifica, davanti alla Cina. È stato tra l’altro evitato il rischio di vedere Venezia finire nella lista dei patrimoni in pericolo, ma il sopravvenuto divieto di ingresso in laguna delle grandi navi da crociera ha consentito di tutelare il bene.

Al fine di intraprendere una crociata in nome della bellezza. l’Unesco nel 1972 approvò la “Convenzione del patrimonio mondiale” volta alla tutela dei siti culturali e alla salvaguardia della natura. In particolare, la Convenzione – cui ad oggi hanno aderito 190 Stati – prevede un organismo denominato Comitato per il Patrimonio dell’umanità, incaricato di individuare annualmente quei siti nel mondo che abbiano un eccezionale e indiscusso valore artistico, storico e naturalistico.

Cosa significa entrare a far parte di questa ambita lista? La risposta si trova nella Convenzione, che impone agli Stati in cui è situato il patrimonio culturale di istituire sul proprio territorio adeguati servizi di protezione, conservazione e tutela dello stesso nonché sviluppare studi e ricerche scientifiche, per perfezionare i metodi di intervento volti a far fronte ai pericoli che minacciano un bene.

Con la ratifica della Convenzione gli Stati membri, oltre a sottoscrivere l’onere di ottemperare agli obblighi interni, si impegnano ad unire gli sforzi per soccorrere altre parti in difficoltà. Il principio ispiratore va fatto risalire ad un avvenimento che suscitò la presa di coscienza della Comunità internazionale: la costruzione della diga di Assuan in Egitto, che avrebbe comportato l’inondazione della vallata nella quale sorgevano i templi di Abu Simbel. Venne attuato, pertanto, ad opera dell’Unesco un piano internazionale di tutela e i templi furono smontati e rimontati in aree asciutte con spese a carico di una cinquantina di Paesi, spinti da spirito di solidarietà e responsabilità condivisa al fine di salvaguardare patrimoni culturali di immensa importanza.

In questa ottica, nel 2017 il Governo italiano ha sottoscritto con l’Unesco un accordo che sancisce la nascita di una task force tutta italiana, denominata “Unit for Heritage” (#Unite4Heritage), pronta ad intervenire nelle aree di crisi per la tutela del patrimonio culturale. La forza, composta da carabinieri specializzati, storici dell’arte, studiosi e restauratori, definiti “Caschi blu della cultura”, potrà intervenire su richiesta di uno Stato membro in situazione di post-conflitto o colpito da catastrofe naturale per fornire assistenza tecnica, assistere restauratori locali e contrastare il saccheggio e il traffico delle opere d’arte.

Ovviamente non sorgono solo doveri in carico ai Paesi detentori dei beni selezionati per la speciale tutela: l’appartenenza al Patrimonio Unesco comporta più interesse del pubblico nei confronti del sito e dei valori che tramanda ingenerando maggiore attrazione turistica. Le attività correlate devono però essere adeguatamente pianificate e organizzate nel rispetto dei principi di un turismo sostenibile anche per non incorrere in procedure di infrazione che nei casi più critici possono condurre alla cancellazione del bene dalla lista.

Un’ultima osservazione: nel nostro Paese, detentore del 60 per cento dei beni culturali di tutto il pianeta, molti beni iscritti come unitari contemplano interi centri storici – Roma, Firenze, Napoli, Venezia – che vanno a loro volta parcellizzati in migliaia di altri singoli beni patrimonio dell’umanità.

Aggiornato il 27 luglio 2021 alle ore 12:44