Riforma della giustizia: vincitori e vinti

Lo sanno tutti che dopo l’approvazione di una riforma, grande o piccola che sia, si contano sempre quelli che hanno vinto e quelli che hanno perso.

Vincitori e vinti: potremmo così intitolare, proprio come un bel film degli anni Sessanta, il risultato di questa Riforma della giustizia che la ministra Marta Cartabia ha avuto la grande pazienza di sottoporre per l’approvazione ad un insieme politico prevalentemente maggioritario – se si esclude il partito di Giorgia Meloni – ma col suo interno percorso da scarsi entusiasmi e da dissensi, a cominciare da quel Movimento 5 Stelle assai restio ad una approvazione che comportava la bocciatura di una “sua” riforma dello stesso argomento dovuta all’ex ministro grillino Alfonso Bonafede.

Non può dunque non essere sottolineato un dato di fondo di questa vicenda e che riguarda per l’appunto la genesi di una decisione finale della quale, il meno che si possa dire, è che discendeva dai lombi ipergiustizialisti di quel M5S che aveva fatto del giustizialismo populista la sua vera e univoca carta d’identità, con risultati elettorali stupefacenti. E con l’andata al governo di una pattuglia di ministri voluti e benedetti da Beppe Grillo. E adesso?

La ricostruzione della giornata della decisione è una sorta di film con una serie di stop frapposti da Giuseppe Conte, le risposte della Cartabia, il progredire di proposte e di controproposte come in una partita di ping-pong, fino al punto di minacciare, da parte dei ministri M5S, uno strappo, cioè le dimissioni. Mentre Matteo Salvini rideva sotto i baffi confermando il legame politico con Mario Draghi ma osservando le convulsioni pentastellate.

E il Partito Democratico? Ed Enrico Letta? Da sottolineare l’assordante silenzio in tutta la vicenda da parte del Pd e del suo neo segretario.

Alla fine la controriforma del M5S è stata archiviata, è passata quella della Cartabia, ovvero di Draghi, ed è stata garantita la continuità dell’Esecutivo che Conte voleva mandare a casa prima dell’inizio del semestre bianco.

In questo quadro di vincitori e vinti chi canta vittoria è soprattutto Matteo Salvini, che ha ottenuto certezze sui temi cari alla Lega mentre anche Matteo Renzi brinda alla sconfitta del suo storico nemico Bonafede e, ovviamente, la ministra della partita festeggia per la riforma approvata.

Il vero sconfitto è quel Movimento 5 Stelle che con la consueta faciloneria e inesperienza non solo non aveva fatto i conti con le forze contrarie al bonafedismo, ma non aveva riflettuto sul fatto che gli altri, cioè tutti, non hanno mai creduto alle loro minacce espresse più volte da Giuseppe Conte, il primo degli sconfitti, giacché la volontà di permanere al Governo, perinde ac cadaver, è la sola, unica possibilità di poter salvare il salvabile a fronte di elezioni anticipate.

In realtà c’è un vero vincitore ed è Draghi, portando a casa l’accordo unanime sulla giustizia al quale si è giunti dopo che il Premier ha preso la decisione di condurre la trattativa in prima persona, facendo capire, soprattutto all’interno, che il gioco al ping-pong era finito.

E che cominciava quello che non era e non è un gioco. Della politica.

Aggiornato il 03 agosto 2021 alle ore 08:56