Davigo rinviato a giudizio, uno squarcio su Mani Pulite

giovedì 25 novembre 2021


È praticamente impossibile per quanti hanno seguito il disastro di Mani Pulite rinunciare anche a un minimo cenno che lo ricordi… trent’anni dopo. Tanto più se questo cenno non è affatto minimo, quando parla di uno (detto anche il Dottor Sottile) di quei “cavalieri dell’Apocalisse” che gestirono per conto proprio una delle vicende destinata a trasformare ab origine la nostra Repubblica. Piercamillo Davigo è ora imputato e ne abbiamo già parlato tempo fa, mentre la sua vicenda giudiziaria stava avanzando verso un rinvio che, già da allora, non poteva non assumere una valenza particolare, proprio per il profilo del rinviato, con quella rivelazione dei segreti d’ufficio che ai tempi gloriosi della marcia chiodata del pool poteva apparire ben poco cosa, soprattutto ai fruitori mediatici diventati impunemente e illegittimamente partecipanti a latere dei processi, con gravissimo danno per gli imputati e grandissimo successo del pool.

La verità è che questa che appariva una piccola vicenda giudiziaria sta diventando, a suo modo, un emblema, un esempio, un storia analogica dove le parole diventano pietre ed evocano nel rumore del rotolare suoni e frasi che abbiamo imparato a memoria trent’anni fa a proposito dei processi, per esempio quello Eni-Gabriele Cagliari (morto suicida in carcere), come rito ambrosiano o inattaccabilità del proprio potere o intangibilità della propria funzione come rappresentante del bene contro il male.

In questa sorta di lotta eterna si veniva così a riassumere e a rafforzare un potere che lo sviluppo soprattutto mediatico del manipulitismo sembrava non avere più fine, assumendo toni e cadenze mistiche. Ecco perché, anche facendo aggio sul trentennio, il processo a Davigo (che è ancora ai primissimi passi) è una sorta di nemesi, uno squarcio su Mani Pulite. Il Dottor Sottile e un pm milanese accusati di rivelazione di segreto d’ufficio: è un qualcosa che parla sia da sé che di tante altre storie di allora. Se una toga simbolica come Davigo andrà alla sbarra, come ricorda Tiziana Maiolo – che fin dalle primissime battute seguì il “processo del secolo” – si disvelerà l’arroganza e la certezza dell’impunità come base di quella lotta del bene contro il male ingaggiata negli anni Novanta. E la storia intera di Tangentopoli e di Mani Pulite subirà una frattura irreversibile, mettendo a nudo la disinvoltura nei comportamenti e nelle procedure di chi ritiene invincibile il proprio potere.

In realtà, quello che inizierà a Brescia (lasciata Milano) è destinato ad assumere la qualifica di processo alla malagiustizia qualora un magistrato possa illegittimamente ricevere in via informale, da un amico, atti segreti e usare le informazioni per regolare i conti con gli avversari. Di questo e altro ancora ci narra il rinvio a giudizio per il Dottor Sottile.


di Paolo Pillitteri