Il diavolo a Kiev

A darne notizia è la Rai che così facendo, forse involontariamente, dà anche ragione al Patriarca di Mosca, Kirill, quando dice che questa tra la Russia di Vladimir Putin e l’Ucraina di Volodymyr Zelens’kyj è una guerra “metafisica”. Nulla di nuovo in realtà, anzi è tutto molto antico. Negli Stati Uniti di “chiese” dedicate a Belzebù se ne contano parecchie, sono anche esentasse e spesso non sono neanche folcloristiche come quella fondata a suo tempo da Anton LaVey abbigliato come il professor Alfeo Sassaroli in Amici miei atto III quando quest’ultimo interpreta la “messa nera”.

Del resto, in questi giorni Satanasso dove altro poteva insediare una propria sede ufficiale – come lo chiamerebbe Tex Willer – migliore dell’Ucraina? Sì, lo sappiamo che l’ufficio centrale sta a Roma con una dependance a Gerusalemme, ed evitiamo il luogo comune di Torino: ad esempio Genova è una città molto più satanista del capoluogo piemontese, tanto per sfatare una banalità. Quindi, adesso sappiamo che nella provincia di Cerkassy è stata ufficialmente registrata come comunità religiosa un’associazione di fedeli del Diavolo. Sì, più a Sud c’erano da secoli gli Yazidi ma quella è una storia più complessa, tanto che questi simpatici adoratori del “serpente antico”, in ucraino si fanno chiamare semplicemente “Bozhici”, che poi vuol dire “satanisti” con grande spreco di fantasia. Il loro leader si chiama Serghei Neboga che pare significhi “Non-Dio”, e che comunque davanti alla (buon)anima di Aleister Crowley non giganteggia. Il fatto, comunque, è legale ed è consentito dalla Costituzione dell’Ucraina: ovviamente la prima pietra dell’edificio di culto è stata posta la notte di Valpurga, in un luogo chiamato Bosco Nero, conosciuto anche come Bosco del Diavolo.

Neboga afferma che la sua comunità di fedeli “è un’associazione degli stregoni e delle streghe che praticano l’idolatria del diavolo”, ma non è gratuita, anzi offre servizi a pagamento – in dollari – per officiare rituali oscuri di ogni genere e sorta. In effetti, anche loro avranno delle spese e di qualcosa dovranno pur vivere, per quanto siano cospicue le risorse economiche degli inferi – George Soros ce ne dà un esempio – anche i satanisti ucraini applicheranno la variante personalizzata dell’antico detto “aiutati che Lucifero ti aiuta”. Comunque, anche questo seppur con i toni del ridicolo, è uno di quei molti, troppi “segni dei tempi”, che non dovrebbe essere né ignorato né sottovalutato, perché il Plagiario è in gran fermento adesso, e quale luogo più pregno di energie oscure di un teatro di guerra, nel quale i mastini dell’Inferno possano essere liberati? Sarebbe interessante sapere chi siano i reali finanziatori di questa impresa. Ma chi si occupa da tempo, seriamente, di tali argomenti, non avrà difficoltà a risalire sino a loro, che in perfetti abiti sartoriali siedono in Consigli d’amministrazione e sorseggiano flûte di Cristal in feste sulle terrazze delle città più ricche del mondo. Non è questa una guerra “strana”, lo sono tutte “strane”, da mezzo millennio circa. Ma la stolidità e la cecità dell’uomo gli impedisce di vedere e gli fa considerare tutto questo mera fantasia, a volte malata. Ricordate cosa diceva il vecchio e profondo Charles Baudelaire? Ovvero “il più riuscito inganno del Diavolo è il farci credere di non esistere”.

E poi non cercatelo con le zampe caprine, il muso bestiale e le grandi ali membranose come nella notte di tregenda sul Monte Calvo in Fantasia di Walt Disney. Questo Diavolo è bello, o comunque signorile, elegante, simpatico. È Mefistofele più che Lucifero, è la suadente voce dell’inganno che vi prospetta la pace, che vi promette la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. È un demone pietoso, anzi pietistico, questo che adesso si aggira per le strade dell’Est, sotto i colpi di mortaio, sorride ai profughi, accarezza i bambini. Quanto tempo gli resti non lo sappiamo, né io, né voi e neppure lui, ma sa che deve agire in fretta, che la guerra – quella vera, quella antichissima – è ancora in vigore e che le sue armate… anche se ci spera e ci crede… non prevarranno.

Quindi, alla fine di questo discorso tra l’ironico e il serio, guardatevi bene intorno, aprite gli occhi e scegliete il colore degli scacchi con cui giocare… ma ricordate che non è detto che il nero sia ciò che si crede. Giocate, ora.

Aggiornato il 15 marzo 2022 alle ore 11:04