Perché Meloni ha davvero la stoffa per governare

In questo inizio di campagna elettorale, preludio di un autunno di passione sul fronte della bolletta energetica, il tormentone di molti partiti è costituito dal cosiddetto scostamento di bilancio. La magnifica idea per sostenere la spesa di famiglie e imprese finanziata con lo strumento apparentemente indolore del debito pubblico. Una sorta di infinito bancomat dai fondi illimitati a cui fare sempre riferimento quando i quattrini del contribuente non bastano alla bisogna. Lo ha ribadito con forza Giuseppe Conte, secondo il quale già durante la pandemia i mercati hanno reagito abbastanza bene al nostro mostruoso aumento del medesimo debito pubblico, contenendo a un livello accettabile. Pertanto, ha sostenuto pubblicamente il leader del Movimento 5 Stelle, non si vede perché non ripetere la stessa esperienza in un altro difficile frangente. Secondo lui, ha aggiunto, quando i mercati capiscono il senso di ciò che si fa non mettono ostacoli alla concessione di ulteriori crediti.

Ed ecco, dunque, inventato il moto perpetuo di una economia circolare, così perfetto da far impallidire le più ardite teorie di keynesiani più accaniti: spendi e spandi senza porre alcun limite alla provvidenza. Stando così le cose, governare un Paese complesso e integrato nel sistema economico mondiale diventa veramente un gioco da ragazzi. Un gioco da ragazzi che attualmente ci vede al primo posto nella Unione europea a 27, con una spesa per interessi pari al 3,5 per cento del Prodotto interno lordo. In soldoni, per l’anno in corso il costo per remunerare il debito sovrano italiano ammonta a 65,7 miliardi di euro, ampiamente superiore ai 57,5 miliardi di euro della spesa complessiva di Francia e Germania.

Quindi, è chiaro che di questo passo l’Italia rischia di avvitarsi in una spirale di tassi crescenti che alimentano un debito la cui sostenibilità, ovvero la capacità di pagare gli interessi in un tempo indefinito, è messa seriamente a rischio.

Da questo punto di vista, da liberale senza i paraocchi, registro le ultime dichiarazioni in merito di Giorgia Meloni, le quali denotano un responsabile atteggiamento da statista che, come disse Alcide De Gasperi, è qualcuno che pensa – o almeno si sforza di farlo – alle prossime generazioni. Il 30 agosto, così si è espressa la leader di Fratelli d’Italia in una intervista televisiva: “Fare nuovo debito è l’ultima ratio, perché l’Italia è già indebitata fuori controllo. E visto che questi debiti li pagheranno i nostri figli penso che dobbiamo farci attenzione. Ma quella delle bollette è una priorità assoluta”.

Mentre il 31 agosto, durante un comizio in quel di Termoli citato dall’Ansa, la stessa ha ribadito che “lo scostamento di bilancio, ovvero un ulteriore debito per questa nazione è l’estrema ratio. Siamo la nazione del mondo occidentale – ha spiegato – che si è già indebitata di più con i soldi del Pnrr. Ora abbiamo quelle risorse che in teoria sono destinate a fare altro prioritariamente perché per l’energia c’è molto poco. Io dico che le priorità sono cambiate e che la prima cosa che dovremmo fare è rivedere quelle priorità dei soldi per i quali già ci siamo indebitati per concentrarci sulla priorità delle bollette”.

Insomma, senza indulgere in stucchevoli elogi, ancora una volta colpisce l’approccio scevro da ogni illusione miracolistica, così come sempre accaduto in ogni campagna elettorale, che ha deciso di adottare la Meloni. Un approccio che potrebbe rappresentare il prodromo di un importante cambiamento nella comunicazione politica in generale, nella direzione di un sano principio di realtà di cui l’Italia avrebbe un estremo bisogno. Staremo a vedere.

Aggiornato il 05 settembre 2022 alle ore 09:42