Povera burocrazia!

venerdì 9 settembre 2022


Sono davvero stufo della tiritera contro la burocrazia. Che il mostro delle scartoffie sia temuto dai cittadini e i cittadini abbiano tutto il diritto di lamentarsene, lo capisco. È vero. Ma che se ne lamentino i politici, di ogni colore e di ogni livello, mi pare davvero stucchevole. Ripensandoci meglio, neppure i cittadini hanno tutte le ragioni. Questi domandano. Quelli rispondono. Le domande e le risposte ingrassano il mostro, che gode compiaciuto.

La burocrazia, pur quando istituita con le migliori intenzioni e reali motivi, ha vita propria perché la sua natura creata non ha più nulla a che vedere con la natura creante. La burocrazia, il potere degli uffici, funziona come funziona perché non può proprio procedere diversamente. Infatti, opera in regime di monopolio. Non può essere vivificata dalla concorrenza. Perciò, ristagna come l’acqua senza ricambio. Delle disfunzioni, delle quali la incolpano, la burocrazia non è responsabile. Lentezza, inefficienza, complicazione, ottusità appartengono al suo codice genetico, a prescindere dalle capacità personali dei burocrati, spesso i primi a soffrirne.

La burocrazia, in fin dei conti, è composta di quattro elementi fondamentali: una norma (legge, regolamento, provvedimento) che la istituisce; uno stanziamento per finanziarla; un impiegato che la incarna; una struttura materiale. Questi quattro elementi son completamente nelle mani dei politici. Con che faccia, dunque, criticano e rinnegano la (loro) burocrazia? Somigliano a genitori che dileggiano i figli disabili. La si chiami ministero, dipartimento, ufficio, assessorato, servizio, (eccetera, eccetera). Di fatto, costituisce sempre un grumo immateriale-materiale di potere pubblico al quale viene sottoposta una qualche attività del cittadino ma pure, assurdamente, dello stesso potere pubblico. Quindi, non abbiamo solo la burocrazia dedicata al cittadino ma anche la burocrazia dedicata all’autorità.

Il garbuglio divenne tale che la politica sentì la necessità di creare il ministero per riformare i ministeri (sic!). E fu così fortunata da non dover faticare nella ricerca dei ministri desiderosi d’insediarvisi. Sono sconfortato specialmente dal ministero della riforma burocratica, umoristicamente denominato talvolta ministero della Funzione pubblica (sic!), che o magnifica la sua opera riformatrice, cioè snellente, della quale pochi si accorgono o critica la burocrazia della quale pur è posto a capo, se non altro in funzione di promozione, vigilanza, supervisione. I politici devono smettere di lagnarsi della burocrazia cattiva perché la burocrazia buona non esiste, come una Ferrari con le ruote quadrate. L’unico antidoto contro la burocrazia consiste nell’istituirne il meno possibile, lo stretto indispensabile. Invece accade il contrario. Gli altri rimedi sono palliativi.

Voglio, infine, concludere con qualche massima che sciorinai sul tema nel corso degli anni. Non per vanteria ma perché tornano acconce, per l’immutabilità dei fenomeni, l’intrinseca verità, il monito ai politici.

“Gli uffici pubblici giovano più agli impiegati che alle funzioni”; “La burocrazia è come la tenia: più la tagli, più si riproduce”; “I ministeri contro la siccità non generano pioggia”; “Sburocratizzare la Pubblica amministrazione equivale a sgrassare il colesterolo”.


di Pietro Di Muccio de Quattro